L’America tiene il fiato sospeso: la decisione della Corte suprema federale sul caso “Bush vs. Gore” non arriva. Gli osservatori interpretano il ritardo come il segnale di una profonda spaccatura fra i giudici.
I grandi mezzi d’informazione americani tengono in stato d’assedio il palazzo in finto stile neoclassico sede della Corte suprema a Washington ma le indiscrezioni l’annuncio imminente continuano a non trovare conferma ufficiale.
Questa attesa ha spiazzato gli esperti di diritto e gli osservatori nella capitale, sicuri che i giudici avrebbero fatto tutto il possibile per pronunciare il verdetto con la massima speditezza.
Nel caso la conta manuale dei voti contestati debba riprendere in Florida, non c’e’ un minuto da perdere. Il Parlamento di Talahassee, a maggioranza repubblicana, scalpita infatti per nominare direttamente i 25 grandi elettori e incoronare George W. Bush presidente.
Gli avvocati del candidato democratico Al Gore non vogliono neppure prendere in considerazione l’ipotesi che il verdetto possa slittare a domani e sperano che il lungo dibattito in camera di consiglio possa cambiare gli equilibri all’interno della Corte.
L’ordine dei massimi giudici federali – che ha garantito a Bush la sospensione della verifica delle schede – e’ stato deciso a maggioranza: 5 giudici a favore e 4 contrari.
Basterebbe che un giudice fosse sopraffatto da un dubbio, perche’ l’esigua maggioranza che ha dimostrato di privilegiare un’interpretazione letterale delle leggi si sfasciasse.
I costituzionalisti giustificano tuttavia il ritardo anche con un probabile tentativo dei giudici di arrivare a sentenza, se non all’unanimita’, almeno con la piu’ larga maggioranza possibile.
La Corte suprema e’ consapevole di muoversi in bilico tra i confini della giustizia e quelli della politica e non esistono precedenti in cui il presidente degli Stati Uniti sia stato eletto con l’intervento determinante dei giudici.
Una maggioranza ampia sarebbe dunque indispensabile per fugare nell’opinione pubblica l’impressione che anche sugli alti giudici pesino le logiche di schieramento politico.
Un segnale tanto piu’ importante dopo che la stampa americana ha avanzato perplessita’ sul conflitto di interessi che potrebbe riguardare il giudice Antonin Scalia: due dei suoi figli lavorano come avvocati presso studi legali che rappresentano George W. Bush.
Per una copertura completa vedi ELEZIONI USA:
SPECIALE WALL STREET ITALIA
e in particolare Elezioni Usa: i pronostici aspettando la sentenza e Elezioni Usa: i giudici della Corte Suprema