Roma – Il radicale Marco Beltrandi ha salvato il governo e la maggioranza: con il suo voto contrario, infatti, non è passata in aula alla Camera la mozione Franceschini che chiedeva l’accorpamento delle elezioni amministrative con il referendum. La votazione è finita con 276 voti contrari e 275 a favore: se il radicale eletto nel Pd avesse votato con l’opposizione, il risultato si sarebbe ribaltato. “Ho votato in dissenso dal Pd perché sono contrario al quorum e perché penso che l’election day sia un sotterfugio per aggirare la legge”, ha detto Marco Beltrandi.
Non hanno partecipato al voto sei deputati “responsabili”: Giuseppe Gianni, Maurizio Grassano, Paolo Guzzanti, Michele Pisacane, Saverio Romano, Giuseppe Ruvolo. Assenti anche gli esponenti del gruppo Misto, Luca Barbareschi, Antonio Gaglione, Calogero Mannino e Francesco Nucara e i due Mpa Roberto Commercio e Ferdinando Latteri. Ventotto in tutto gli assenti tra le file del Pdl (13 in missione e 15 non partecipanti al voto).
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Alla Camera non passano le tre mozioni delle opposizioni che chiedevano l’accorpamento del primo turno delle elezioni amministrative con i referendum. Il cosiddetto Election Day, su cui si era detto contrario il governo. Ma è stata una vittoria davvero al fotofinish: nelle tre votazioni la maggioranza ha prevalso per un solo voto: quello del radicale Marco Beltrandi. Scelta, quella di Beltrandi, che affossa l’opposizione e fa infuriare Rosy Bindi: “Gravissima, in casi così importanti la disciplina di gruppo va osservata”. In Aula hanno votato solo due deputati del Pid, la formazione di Saverio Romano nell’ambito del gruppo Iniziativa Responsabile: Pippo Gianni e Michele Pisacane.
Marco Beltrandi ha spiegato le ragioni del voto con cui ha affossato la mozione del Pd per accorpare amministrative e referendum in un unico giorno. “Ho votato in dissenso dal Pd perchè sono contrario al quorum e perchè penso che l’election day sia un sotterfugio per aggirare la legge”, ha spiegato il deputato radicale. “I miei compagni radicali lo sanno: io sono ferocemente contrario all’abbinamento amministrative e referendum. Lo ritengo un escamotage per raggiungere il quorum”, ha insistito: “Il mio dissenso è politico, figuriamoci se voglio passare in maggioranza”. Non solo. “C’erano molti assenti anche tra i Democratici.
Inoltre il gruppo ha perso 22 deputati e non ho mai visto questa reazione”, ha ricordato.
Dal canto loro, i deputati radicali hanno confermato di essere a favore dell’election day. Quanto al caso Beltrandi è sempre la pattiglia Radicale alla Camera a ricordare se che qualcuno ha ‘salvato’ il governo oggi in Aula non è stato certo il ‘soldato Beltrandi’. “Riguardo al risultato di oggi e al voto in dissenso del Radicale Beltrandi, cui si attribuisce la responsabilità di avere salvato il governo, facciamo notare che nel gruppo Pd erano assenti due deputati, due nell’ Idv e otto in Futuro e Libertà”, spiegano.
Ma il Pd non ci sta e per bocca di Franceschini annuncia provvedimenti nei confronti di Beltrandi: “E’ inaccettabile e incomprensibile quello che ha fatto Beltrandi – ha detto il capogruppo del Pd alla Camera – il suo voto è stato determinante. Non si è trattato di un no qualsiasi visto che con l’election day si sarebbe votato insieme sul legittimo impedimento, sul nucleare e sull’acqua” perciò Franceschini intende convocare “l’ufficio di presidenza” per decidere quali provvedimenti assumere nei confronti del deputato radicale. Alla votazione sulla mozione per L’election day che ha quasi mandato sotto il governo non hanno partecipato 10 deputati del Pd, tutti giustificati dal gruppo.
Ad acuire la tensione, il fatto che prima di affrontare alla Camera questo voto, il governo era stato battuto per due volte su emendamenti del Pd alla legge che istituisce il Garante per l’Infanzia, su cui l’esecutivo aveva espresso parere contrario. In entrambi i casi sono state decisive le assenze nei banchi della maggioranza. Il primo emendamento è passato con 262 no e 271 sì e un astenuto. Il secondo con 268 sì, 262 no e due astenuti. Poi l’Aula ha approvato la proposta di legge in modo bipartizan: 467 voti a favore, 2 astenuti e nessun contrario. Ora il testo passa all’esame del Senato.
Gli emendamenti del Pd conferiscono al Garante per l’infanzia il potere di segnalare, in caso di emergenza, alle autorità giudiziarie competenti, la presenza di minori in stato di abbandono al fine di una loro presa in carico.
Poco prima il governo aveva rischiato di essere battuto su un altro emendamento, questa volta dell’Idv, su cui c’era il parere contrario. In quel caso, però, l’emendamento era risultato bocciato in quanto c’era stata parità tra i favorevoli e i contrari (260 a 260).