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El Pais: l’editore diventa sempre più ricco, i giornalisti mandati a casa

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Roma – Tutti i giorni, alle sei del pomeriggio, i giornalisti si fermano e restano in silenzio per alcuni minuti, poi contano fino a 149: il numero di quelli che dovrebbero andare a casa.

Tengono in mano il giornale capovolto, e guardano verso l’ufficio del direttore, Javier Moreno, di cui ieri sono state chieste le dimissioni.

La crisi spagnola ha colpito anche El País, il giornale più letto ed importante del paese. L’editore, Juan Luis Cebrián, presidente del Grupo Prisa, che ha fondato il giornale nel 1976, ha presentato un piano di ristrutturazione che prevede di prepensionare e licenziare 149 giornalisti, praticamente un terzo della redazione.

I dipendenti ricordano che il presidente nel 2011 ha incassato uno stipendio di 13,6 milioni di euro. Le trattative tra sindacati e società vanno avanti da due settimane, ma per il momento non c’è accordo e oggi è iniziato uno sciopero che andrà avanti fino a giovedì, lasciando quindi “scoperte” le presidenziali americane.

Oggi, mi dicono da Madrid, la redazione è totalmente vuota, e lavorano solo i direttori e i vicedirettori. Secondo Reuters la direzione ancora non sa se domani potrà far uscire il giornale.

Lunedì, le firme più conosciute di El País, dal Premio Nobel Mario Vargas Llosa, a Javier Marías, Antonio Muñoz Molina, Elvira Lindo o Fernando Savater, hanno espresso timore per il futuro del giornale, e accusato la direzione di aver censurato alcuni articoli che facevano riferimento al piano di esuberi.

Il gruppo Prisa ha un debito di circa 3,5 miliardi con diverse banche, che ora sono diventate gli azionisti di riferimento. Dal 2010 siede nel consiglio di amministrazione Nicolas Berggruen, noto come “il miliardario homeless”, che fa capo al fondo d’investimento statunitense Liberty.

La preoccupazione dei giornalisti è che Liberty e le banche decidano lo svuotamento del giornale per venderlo, o metterlo al servizio degli interessi dei poteri finanziari internazionali.

Sarà questa la fine di un ‘periódico’ stimato in tutto il mondo?

Sotto la mannaia della crisi rischiano di cadere anche i fondamenti delle democrazie. Ci possiamo solo augurare che prima di far partire un piano lacrime e sangue, la governance cominci a ridursi lo stipendio e che El País possa continuare a essere quello che è sempre stato, un esempio di giornalismo di qualità che misura la salute democratica dell’Europa.

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