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(WSI) – Il risultato delle prossime elezioni politiche è tutt’altro che scontato. E’ vero che, ormai da diverso tempo e secondo tutte le rilevazioni, il centrosinistra risulta in vantaggio. Ma è anche vero che la nuova legge elettorale ha notevolmente accorciato le distanze e che all’interno dello stesso centrodestra si è manifestato nelle ultime settimane un trend di graduale recupero. Oggi la differenza tra le due coalizioni – otto punti – rimane significativa, ma passibile, nei prossimi mesi, di mutamenti anche rilevanti in un senso o nell’altro. Questi dipenderanno soprattutto dalla campagna elettorale: dai contenuti programmatici e, ancor più, dai modi e dagli strumenti con cui essi verranno comunicati.
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Ma, in buona misura, conterà anche il clima generale di opinione del Paese relativamente alla situazione economica e alle sue prospettive. Una percezione positiva avvantaggia, di solito, il governo in carica. E’ una tendenza dimostrata da analisi condotte in molti Paesi. Per l’Italia, di recente, Bellucci (Università del Molise) ha mostrato, con un apposito modello statistico, come proprio il trend negativo della fiducia dei consumatori abbia inciso non poco nell’accentuare il progressivo calo di popolarità del governo Berlusconi. Ma, da qualche mese, l’opinione degli italiani sul futuro dell’economia è, sia pur lievemente, migliorata.
L’indice Isae ha raggiunto il valore di 104, a fronte di 101 della fine del 2004. Non si tratta di un mutamento di grande rilievo: ma mostra, forse, l’esistenza di un timido recupero di fiducia. La (moderata) crescita del centrodestra in questo periodo può dunque (i dati del passato lo suggeriscono) dipendere anche da questo elemento. Se questo è vero – hanno osservato alcuni – la Cdl potrebbe diminuire ulteriormente il distacco dall’opposizione, nel caso la crescita economica e, quindi, l’ottimismo dei cittadini, si accrescesse ancora.
Da un punto di vista strettamente teorico è così: abbiamo provato, con l’applicazione di modelli di regressione, a «proiettare» sino ad aprile prossimo il trend delineato dall’Isae dal 2001 ad oggi e a stimare su questa base il possibile andamento dei consensi per la CdL. Il risultato è che quest’ultima otterrebbe il 45% a fronte del 49% riportato dal centrosinistra (il resto va ad altre forze minori). Perdendo comunque le elezioni, ma di stretta misura. E rendendo di conseguenza ardua la vita all’eventuale governo di centrosinistra, specie al Senato, dove il premio di maggioranza è assurdamente «disperso» tra le varie rappresentanze regionali.
Si tratta naturalmente di un’ipotesi del tutto «virtuale», specie perché prescinde dall’andamento della campagna elettorale. Ciò nonostante, anche il nostro esercizio statistico contribuisce a mostrare come l’esito delle consultazioni sia ancora incerto e influenzabile da diversi fattori esogeni. Il che potrebbe forse suggerire ai leader politici di porre maggiore attenzione ai contenuti (e, beninteso, alle modalità di comunicazione) delle loro proposte. E, di conseguenza, a soffermarsi meno sui meri equilibri di partito o, peggio, sulle ipotesi di distribuzione dei futuri posti di ministro e sottosegretario.
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