Argentina, Cirio e infine il grande scandalo Parmalat: i disastri finanziari degli ultimi mesi hanno influenzato drasticamente le scelte dei risparmiatori italiani, portando le famiglie a fuggire a gambe levate da azioni e obbligazioni per rifugiarsi ancora una volta nei cari e vecchi titoli di Stato, e soprattutto nei Bot, divenuti agli occhi degli italiani l’unico sinonimo di garanzia monetaria.
L’analisi che si ricava dai dati dei conti finanziari contenuta nell’ultimo supplemento al Bollettino statistico di Bankitalia dimostra chiaramente quale è stato l’effetto del crac della Parmalat. Nel primo trimestre dell’anno, i titoli a medio e lungo termine (voce in cui sono raccolti i titoli di Stato come le obbligazioni) hanno dimezzato il flusso del risparmio, passato da 22,5 a 11,3 miliardi.
Guardando alle varie componenti la differenza è però evidente: i Btp sono schizzati a un attivo di 13,1 miliardi di euro contro i -284 milioni dell’ultimo scorcio di 2003, mentre i titoli “emessi da altri residenti” (voce in cui sono inserite le obbligazioni) sono crollate da +13,8 miliardi a -3,1 miliardi di euro. Un tracollo su cui ha pesato il caso Parmalat, visto che lo scoppio dello scandalo dell’azienda di Collecchio a dicembre 2003 non ha fatto sentire i propri effetti in modo evidente se non all’inizio del 2004. Anche sui mercati azionari le famiglie italiane sono tornate a disinvestire.
Il flusso dei risparmi è stato negativo per 782 milioni di euro nel primo trimestre del 2004, contro un attivo di 8,6 miliardi negli ultimi tre mesi del 2003. E a farne le spese sono state soprattutto le azioni italiane, con un passivo di 1,4 miliardi di euro. L’emorragia ha colpito anche i fondi comuni (-1,1 miliardi) che però hanno limitato le perdite rispetto agli ultimi tre medi dell’anno scorso (-3,4 miliardi). Capitolo a parte quello dei Bot: nonostante i livelli storicamente bassissimi dei tassi di interesse, i buoni del Tesoro hanno attratto e raccolto a piene mani i risparmi degli italiani. Dopo un calo costante nel secondo, terzo e quarto trimestre del 2003 (fino a -14,7 miliardi), il flusso registrato da Bankitalia è tornato in attivo (+6,1 miliardi di euro).
Il panorama cambia guardando però alle consistenze, soprattutto quelle detenute dalle famiglie in azioni: al flusso negativo del periodo gennaio-marzo è infatti corrisposto un aumento degli stock, passati da 641,1 miliardi alla fine del 2003 a 676,2 miliardi (da 567,7 a 600,6 miliardi per le azioni emesse da residenti). Sinonimo di un buon andamento della Borsa e dell’effetto della rivalutazione dell’euro sui mercati internazionali. In aumento lo stock dei titoli a medio e lungo termine: 642,7 miliardi nel primo trimestre dai 633,1 del terzo ‘quarto’ del 2003.
Tra le varie voci, quella relativa ai corporate bond è l’unica che presenta un arretramento, anche in termini di consistenze: 50,9 miliardi contro i 53,5 degli ultimi tre mesi del 2003. Gli attivi delle famiglie italiane crescono anche in termini complessivi. Secondo i dati di Via Nazionale sono infatti cresciute dai 2.677 miliardi del primo trimestre 2003 ai 2.896 di fine anno, fino ai 2.963 miliardi dei primi tre mesi del 2004.