Non sarà una riunione al capezzale dell’economia mondiale, ma il rallentamento – soprattutto in America e in Giappone – è evidente.
E di questa congiuntura internazionale parleranno a partire da stasera, e per due giorni, i banchieri centrali dei 10 paesi più industrializzati. Ma discuteranno anche di euro e dollaro.
La riunione inizia però con una previsione negativa. Il Fondo Monetario Internazionale ha infatti fatto sapere che le previsioni di settembre relative allo sviluppo a livello mondiale pari al 4,2% erano troppo ottimistiche e che si stanno facendo nuovi calcoli per un aggiornamento che sarà significativo.
Non è proprio un grido di allarme, ma poco ci manca. E si aspetta anche la relazione del Presidente della Fed Alan Greenspan all’indomani delle sue decisioni sui tassi d’interesse.
E a quanto si dice a Washington le sue intenzioni sono quelle di rilanciare l’economia americana con tassi bassi e tagli fiscali.
Il rallentamento dell’economia americana e le difficoltà di quella giapponese sono una realtà evidente, i banchieri non hanno sicuramente la ricetta in tasca, ma da loro ci si aspetta almeno un quadro più preciso sulla situazione.
Ci sarà davvero il cosiddetto “atterraggio morbido” negli Stati Uniti? Quali saranno i riflessi per le monete e l’economia europea?
C’e’ già chi è sicuro che anche l’economia del Vecchio Continente subirà il contraccolpo. Il primo dato della Germania sembra esserne una prova.
Gli ordinativi dell’industria tedeschi sono infatti scesi in novembre dello 0,9% rispetto al mese precedente.
L’indice della fiducia per l’Europa dei 15 è in fase di miglioramento, ma quel che si teme è che il rallentamento possa diventare una recessione che dagli Stati Uniti, via Giappone, arrivi in quella Europa che sperava di avere le capacità, nel terzo millennio, di correre con le proprie gambe produttive.
E quali saranno le prospettive per il PIL?
Negli Stati Uniti dal 5,2% del 2000 si dovrebbe passare al 3,2% del 2001.
Nei paesi dell’euro dovrebbe restare al 3,2%.
In Italia scenderebbe dal 3,1% al 3%.
Ma c’e’ chi, come il Presidente della Confcommercio Sergio Billè, vede addirittura il pericolo di una crescita del Pil ferma al 2,5%.
E in Giappone aumentare dall’1,4% all’1,8%.
Ma se il Fondo Monetario Internazionale ora dice che queste erano previsioni troppo ottimistiche, quale sarà il futuro dello sviluppo mondiale per l’anno appena iniziato?
Da stasera le prime indicazioni che potrebbero anche condizionare i mercati che dopo le varie festività domani riaprono con tutte le ansie e le aspettative possibili.