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ECONOMIA: COLLASSO EVITATO, MA LA NORMALITA’ E’ LONTANA

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(WSI) – Il mondo e i mercati sono di nuovo divisi, tanto per cambiare, fra ottimisti e pessimisti. Per questi ultimi non servono grandi ragionamenti o analisi raffinate: basta guardarsi intorno, leggere i giornali, accendere la Tv. Un po´ più complessa è la questione per quanto riguarda gli ottimisti, che a molti sembrano degli essere lunari. Come mai vedono rosa?

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Per rispondere bisogna tornare indietro di qualche mese. Il fallimento della Lehman Brothers (una delle più grandi banche d´affari del mondo, attiva in oltre 150 paesi) è di metà settembre del 2008. Da allora, per almeno tre mesi (ottobre, novembre, dicembre) il mondo è vissuto nell´incubo di un collasso globale della finanza mondiale. Collasso che avrebbe provocato una sorta di paralisi generale dell´economia (visto che finanza e economia reale, qualunque cosa dicano gli ingenui, sono due facce della stessa medaglia). E quindi Grande Depressione piena di dolori e di incognite.

Ebbene, a sette mesi dal fallimento della Lehman i mercati (e parte dell´opinione pubblica) hanno raggiunto la ragionevole convinzione che non ci sarà il collasso globale della finanza mondiale. Insomma, eravamo, forse, sul Titanic, ma l´urto con l´iceberg maledetto non c´è stato. Gli ottimisti di oggi sono, tecnicamente, gente afflitta da quella che potremmo chiamare “sindrome da scampato pericolo”.

Inoltre, danno loro una mano i pubblici poteri, che ormai da settimane fanno mostra di grande ottimismo, spiegando a tutti che il peggio è passato. L´ottimismo che sta dilagando nasce da questo: un po´ discende dall´alto e un po´ arriva dal fatto che siamo ancora tutti qui, anche se acciaccati e doloranti.

Ma è davvero finito tutto? Il ritorno alla vita “normale” (quella che c´era prima) è dietro l´angolo? A poche settimane di distanza, o a pochi mesi, al massimo? Non ne sarei così sicuro. Fra qualche giorno usciranno i dati sulla crescita europea nel primo trimestre del 2009 e posso già anticipare che si tratterà di numeri da incubo a occhi aperti. L´America ha già comunicato il suo Pil del primo trimestre e sappiamo che è sceso del 6,1 per cento (dato annualizzato). Non si può escludere che in Europa il crollo sia addirittura doppio, se non di più. Di sicuro andrà malissimo il Pil della Germania, per la quale si parla di un crollo (dati annualizzati) vicino al 15 per cento.

Dopo, le cose potrebbero, dovrebbero, andare meglio. Ma la storia non sarà finita. Anche una volta tornati a un apparente normalità, sistemate cioè le banche e riavviata l´economia reale, ci sarà da occuparsi della “bolla” costruita per uscire dalla bolla del credito: e cioè quella della finanza pubblica. A questo punto tutti i bilanci di tutti gli Stati sono oltre i limiti di sicurezza (l´Italia passerà da un debito sul Pil del 105 per cento a uno del 120 per cento, dov´era quindici anni fa). E quindi bisognerà “rientrare”: cosa non facile perché è complicato aumentare le tasse (soprattutto dove sono già alte) e, in ogni caso, se cresce la pressione fiscale, l´economia reale rallenta. E noi, invece, stiamo cercando di rilanciarla.

In termini molti rozzi, si può dire questo: l´immane debito che stava sul mercato (nelle banche), e che minacciava di ucciderlo, è stato trasferito sui bilanci pubblici (gli Stati hanno spalle più robuste). Ma è sempre lì, e in qualche modo bisognerà liberarsene prima di poter dire che siamo davvero rientrati dentro un mondo normale.

Gli ottimisti, quindi, fanno bene a dire che abbiamo evitato il collasso globale immediato della finanza mondiale, e questo è certamente un successo. Ma il mondo è stato ferito in modo molto serio, e prima di ottenere un certificato di buona salute (e di buona condotta), dovrà passare del tempo.
Non settimane o mesi, come loro ritengono, ma qualche anno.
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