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ECCO QUANDO E’ MEGLIO USCIRE DA UN TRADE

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(WSI) – Spesso e volentieri ci arriva la domanda: quando è meglio uscire da un trade?

Visto che è meglio evitare di trasformare trade vincenti in trade perdenti, il tempismo nell’uscita è fondamentale. Una prima risposta riguarda l’invalidazione dei motivi per cui si è entrati.

Ad esempio, se utilizzo un sistema di break out (cioè acquisto alla rottura fuori da un canale predefinito) non posso tenere il trade aperto se il prezzo rientra dentro il canale (si guardi il Donchian Channel e le tecniche dei Turtle Trader per capire meglio il sistema di channel breakout).

Una seconda risposta può arrivare dai dati macroeconomici: se il mio trade sta andando bene e sono in prossimità di un dato importante, forse è meglio uscire dalla posizione.

Ieri abbiamo discusso della difficoltà nell’interpretare i dati in uscita; oggi aggiungiamo che, nel caso il dato spinga ancora in positivo il trade da cui siamo usciti per motivi di risk-management, non bisogna mangiarsi le mani: bisogna mettere da parte l’avidità e accontentarsi, aggiungendo un segno positivo al proprio conto.

Un modo per tenere sotto controllo la propria posizione, senza stare sempre davanti al monitor, può essere quello di inserire alert di prezzo sulla piattaforma: messo a certi livelli, l’alert compare e attiva un avviso sonoro che ricorda a chiunque stia nei pressi del pc che c’è una violazione del livello in atto.

Tornando al mercato, oggi i nostri beneamati policy maker cercheranno di raggiungere un accordo sul pacchetto di sostegno a favore della Grecia, ma sulle sorti dell’Euro pesa anche il downgrade del Portogallo (arrivato ieri dalla società di rating Fitch), che sta intaccando la propensione al rischio del mercato ma soprattutto sta mostrando la fragilità dell’Euro che, invece di proteggere i paesi membri, sta alimentando i divari di robustezza economica tra paesi.

Non illudiamoci: in Italia la situazione non è migliore e basta fare una intervista ad un operatore di una società di collocamento per averne la riprova.

Passando al greenback, la rottura contro l’Euro ha riportato in auge il trend dominante del 2010, ma sembra mancare di convinzione: gli sforzi della Cina per calmare l’inflazione, la mancata stabilità europea ed i primi cenni di flussi di carry trade verso il Usd hanno coadiuvato questa rottura sotto 1,3400 ma di fondamentalmente determinante non c’è stato nulla – solo l’amalgamato di stop loss posizionati sotto 1,3400 (la natura umana ci spinge a fare queste cose attorno a numeri interi).

Facciamo dunque ancora attenzione: il driver fondamentale non è ancora arrivato e in attesa di esso osserviamo un lieve divario tra andamenti: azionario su, indice CRB (commodities) che invece rimane in range e sembra voler addirittura tornare in territorio negativo (quindi occhio a Cad, Nok, Sek, Aud, Nzd) e UsdJpy che ieri ha sparato verso il cielo mentre il Vix index rimane basso.

Una bella correzione nell’azionario aiuterebbe a riallineare tutto, ma come al solito dobbiamo fare trading su quello che vediamo e non su quello che crediamo di sapere; l’importante è mantenere sempre gli occhi della mente vigili.

Dopo settimane di ripetizioni e prezzi che, a fatica, si sono mossi di qualche figura non ci par vero di dover commentare così tanti cambiamenti fra le majors.

Cominciamo dall’eurodollaro che sarà sicuramente il cambio su cui si sono concentrate le maggiori attenzioni, dopo ieri mattina.

Rotto con decisione il doppio minimo di 1.3440, dopo più di un mese, il cambio è fuoriuscito dagli schemi incominciando nuovamente una tendenza ribassista dagli obiettivi non facilmente individuabili.

Dicevamo già ieri che una rottura definitiva del supporto avrebbe aperto letteralmente la strada (il 61.8% di ritracciamento fra 1.2520 e 1.5140 è esattamente sull’area di rottura) a ad un rafforzamento del dollaro per almeno qualche figura: ora che i prezzi sono giunti a 1.3280 crediamo che sino a 1.29 figura non siano presenti molti livelli “chiave” di supporto.

Ciò non significa che potremo raggiungerlo in giornata, ma che dovranno stare in guardia i compratori di euro, desiderosi di anticipare una ripresa della moneta unica (questo è il classico momento in cui è meglio attendere qualche conferma in più per entrare).

È stata finalmente rotta a rialzo la resistenza dinamica disegnata, su un grafico giornaliero, dalla trendline discendente sul cambio UsdJpy.

91.50 è stato superato di circa una figura e se i prezzi continueranno a mantenersi al di sopra di questo livello di rottura per le prossime ore potremmo assistere ad una decisa ripresa del dollaro verso obiettivi che sono indicati in 93.10-93.70 (area di congestione suggerita dal massimo relativo precedente dell’8 gennaio e dal 50% di ritracciamento dal massimo di 101.40 a 84.80) e in 95.10 (il 61.8% di ritracciamento del medesimo movimento).

Passiamo al cable dove la configurazione “testa spalle” ribassista che stiamo curando da un paio di giorni è stata confermata ieri.

La rottura di 1.49 impone ora una grande attenzione, soprattutto per chi detiene posizioni lunghe di sterline. Il segnale definitivo di discesa ci sarà nelle prossime ora con il chiaro allontanarsi dal re-test, compiuto ieri in serata, della rottura a 1.49.

Ricordiamo che la teoria parla di un obiettivo ribassista distante 400 punti circa dalla rottura di 1.49, al di sotto quindi del minimo del primo marzo a 1.4780, che anzi potrebbe fornire un’ulteriore accelerazione ribassista, se violato.

*Questo documento e’ stato preparato da FXCM Forex Capital Markets. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.

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