Era il 3 gennaio quando la Cina, in un commento al quotidiano spagnolo El Pais, dichiaro’ l’intenzione di acquistare titoli di stato Ue, soprattutto spagnoli. Dopo 4 giorni inizio’ a circolare il rumor secondo cui Pechino avrebbe comprato direttamente dal Portogallo titoli di stato, in un’operazione privata e confermata ieri (operazione da 1,1 miliardi). Sempre ieri le autorita’ cinesi hanno ribadito il proprio supporto a Ue, Bce e Fmi per la stabilizzazione dei mercati mondiali, dicendosi pronte a partecipare al meccanismo di emergenza qualora fosse necessario.
Retorica a parte, una cosa e’ certa: l’Unione Europea rappresenta per la Cina il principale partner commerciale e Pechino ha tutto l’interesse a rendere la valuta unica il piu’ forte possibile.
Un aspetto curioso pero’ sta emergendo tra i trader attivi nel mercato valutario: sono le banche cinesi che stanno vendendo euro contro il dollaro. Qual e’ il doppio gioco che sta giocando la Cina e quale le sue vere intenzioni? Perche’ vendere l’euro senza farsi notare, mentre ufficialmente i funzionari cinesi confermano l’importanza che la moneta unica ha per il loro paese?
E’ di lunedi’ scorso la notizia che le riserve di valute nella terra dei Dragoni hanno toccato il record di $199 miliardi nell’ultimo trimestre 2010 e di $194 in quello prima, portando il totale a $2.850 miliardi. Non solo sono le piu’ ampie al mondo, ma continuano a crescere: +18,7% nel 2010.
Se si considerano simili numeri, appare chiaro come la Cina resti focalizzata sull’andamento del cross euro dollaro e perche’ ogni sua variazione abbia un impatto sulle decisioni di asset allocation del paese. La verita’ e’ che la Cina fa in modo che l’euro corra e, a quel punto, vende la valuta unica a livelli piu’ alti.
Facciamo due calcoli: assumendo di avere 510 miliardi in partecipazioni denominate in euro, solo negli ultimi 5 giorni il balzo del cross euro dollaro da $1,29 a $1,31 sta a significare che, in dollari, esse sono aumentate sulla carta di $11 miliardi. Se le voci che circolano sono vere, la Cina sta attivamente convertendo partecipazioni in euro in altre in dollari. In altre parole, ogni miglioramento di 100 punti base nel tasso di cambio sopra citato si traduce in un balzo di circa $5 miliardi in valutazioni espresse in dollari di partecipazioni denominate in euro.
Di fatto Pechino sta scommettendo contro l’Europa vendendo attivamente la moneta unica e sta continuando a ridurre la propria esposizione all’euro, pari al 25% del totale, a favore del biglietto verde.
Cio’ lascia intendere che ogni volta che il cross scende sotto 1,30 la Cina si gonfiera’ di retorica dicendosi pronta a garantire un appoggio al Vecchio Continente facendo occasionali e diretti acquisti da $1-2 miliardi. Ancora una volta quindi Pechino, nel mirino per le sue politiche volte a frenare la corsa della sua valuta, e’ pronta a fare qualsiasi cosa, ma non tanto per salvare l’euro bensi’ per tutelare se stessa e la propria esposizione verso qualsiasi divisa considerata forte. Resta una domanda: a quale livello minimo le riserve cinesi denominate in euro dovranno scendere perche’ la Cina si decida a fare un passo indietro, cambiando la propria retorica?