Non e’ il taglio del costo del denaro deciso dalla Bank of Japan nel range 0-0.1%, ai minimi di 4 anni, a fare brindare i listini, dal Giappone agli Usa. E non e’ soltanto la rinnovata volonta’ di comprare titoli di stato.
Il mercato ha guardato nel dettaglio al pacchetto da $60 miliardi messo a punto dalla banca centrale nipponica e che verra’ usato probabilmente nell’acquisto non solo di bond e asset backed securities, come al solito, ma anche per un insieme variegato di prodotti finanziari che includono obbligazioni aziendali, Etf, commercial paper e fondi legati al settore immobiliare (i REIT) giapponesi. E’ la prima volta che una banca centrale considera esplicitamente l’ipotesi di puntare su simili asset, che incorporano anche titoli azionari.
Ovviamente l’intento delle autorita’ del Giappone e’ sempre lo stesso: svalutare lo yen sostenendo le esportazioni ma questa volta cambiano i modi rispetto a quanto fatto il mese scorso, quando aveva direttamente venduto la valuta locale comprando dollari.
Le iniziative della Bank of Japan non lasciano indifferenti gli operatori Usa, sempre piu’ intenti a capire se e quando la Federal Reserve adotterara’ il “quantitative easing 2”, il secondo round di mosse straordinarie a sostegno dell’economia. In tutto cio’ i Treasury vengono mantenuti nei portafoglio perche’ e’ li’ che andranno a concentrarsi gli acquisti di Ben Bernanke.
Bisognera’ aspettare il 3 novembre, quando il braccio di politica monetaria della Fed si riunira’ per decidere sui tassi, per capire se le attese del mercato verrano centrate. Certo sembrano essere due i fattori che potrebbero evitare il ricorso al quantitative easing negli Stati Uniti: miglioramento dell’economia, soprattutto sul lato dell’occupazione, e un rialzo dell’inflazione. Il primo sarebbe di beneficio per l’azionario, a scapito di oro e Treasury. Il secondo avrebbe un impatto negativo per i listini e i titoli di stato ma a trarne vantaggio sarebbero le materie prime. Un rialzo dei prezzi al consumo sembra pero’ escluso, visto che la stessa Fed ha comunicato che l’inflazione e’ al di sotto delle soglie normali.