Dal Wall Street Italia cartaceo, settimanale di economia e finanza allegato tutti i mercoledi’ a Metro e distribuito in 450.000 copie, ecco l’intervista a Joseph Nadol, analista di J.P. Morgan-Chase.
Il conflitto iracheno sembra volgere al termine. Quale è stato l’impatto sul settore difesa in borsa?
Molto limitato. Il business nel settore difesa è
fatto di commesse che hanno alla base contratti
di lungo periodo. Il Governo che è l’unico
cliente di queste società non è un soggetto
dinamico e comunque pianifica con largo anticipo
questo tipo di approvvigionamento. La
guerra per quanto possa sembrare strano non
cambia in sostanza la struttura dei ricavi delle
aziende che producono armamenti. Sono altri
i fattori che incidono sulla valutazione delle azioni del settore.
Quali per esempio?
Il fattore determinante sarà il budget della difesa. La strategia del Governo americano è cambiata è prevede per questo comparto spese superiori in futuro rispetto a quanto fatto in passato. La sensazione è che non si tratti di un
fenomeno passeggero ma destinato a durare
anche nei prossimi anni.
Che prospettive hanno i titoli del settore sicurezza e difesa?
Noi siamo ottimisti. Dopo aver sofferto negli ultimi sei mesi e aver sostenuto il mercato nei due anni e mezzo precedenti, per alcuni titoli potrebbe riaprirsi un periodo di quotazioni al rialzo. Il problema delle aziende di questo settore è la diversificazione del prodotto. Molte società non producono solo armi ma anche tecnologia per i trasporti o l’aviazione civile. Su questo fronte ci sarà da soffrire ancora.
Dove si nascondono gli affari migliori?
I nostri titoli preferiti sono quelli dei produttori quasi esclusivamente concentrati sul settore difesa. Tra le società più conosciute
quelle con le migliori prospettive nei prossimi anni sono Lockheed Martin e Northrop Grumman. Entrambe hanno ritmi di crescita eccellenti, bilanci sani e tutte le carte in regola per dare buone soddisfazioni agli azionisti.
Riprodotto dal giornale Wall Street Italia del 9 aprile 2003