*Giorgio Mule’ e’ il Direttore di Panorama Economy.
(WSI) – C’è un certo dinamismo all’interno del mondo bancario. Meno male.
Sciolte ancor prima di presentarsi all’altare le nozze tra Sanpaolo e
Dexia, sono in corso prove di fidanzamento tra Banca Popolare di Lodi e
Antonveneta (con Capitalia, vigile, pronta a intervenire) mentre si è
ufficialmente aperta la partita per il controllo della Banca Nazionale
del Lavoro. Lo scenario è affascinante. Perché sulla ribalta ci sono
attori affermati e figure emergenti, vecchi leoni dal passato certo e
giovani rampanti dal futuro incerto.
Ma al di là delle radiografie
sull’effettiva solidità di chi partecipa a questo gran ballo, c’è sul
terreno un’occasione imperdibile: quella di dare un segnale, forte,
all’Italia e all’Europa. Un elemento accomuna Antonveneta, Bnl e
Capitalia. Tutte e tre (la capitalizzazione in Borsa sfiora i 16
miliardi di euro) hanno alla guida del loro azionariato un partner
straniero: gli olandesi di Abn Amro nel caso di Antonveneta e Capitalia
(rispettivamente con il 12 e il 9 per cento), gli spagnoli di Bbva per
Bnl grazie al 14,9 per cento.
La mossa del contropatto in Bnl guidato da Francesco Gaetano Caltagirone
(invidiabile, e infatti invidiato, per la grande liquidità e i capitali
a disposizione) che grazie all’arruolamento di Stefano Ricucci è
riuscito a salire a ridosso del 28,5 per cento del patto che governa
l’istituto (oltre agli spagnoli di Bbva comprende Generali con l’8,5% e
Diego Della Valle con poco più del 5) rappresenta una scossa salutare.
Significa che non è necessario scomodare Copernico per immaginare un
ruolo centrale destinato a imprenditori e istituzioni italiani
all’interno del sistema del credito. Non si tratta di chiudere le
frontiere in maniera antistorica, si tratta piuttosto di riequilibrare i
pesi. L’uomo (criticato spesso a sproposito) che più di ogni altro
predica questo principio è il governatore della Banca d’Italia Antonio
Fazio. Detto in poche parole: chi può realmente adombrarsi se (come
rivelato da Economy nello scorso numero) il governatore vede di buon
occhio le nozze tra Lodi e Antonveneta dal momento che gli olandesi di
Abn Amro sarebbero ridimensionati?
Le ipotesi sulla fine di questa partita sono molteplici. Quella più
affascinante e per nulla campata in aria passa attraverso più scalini. E
prevede un ruolo centrale per Capitalia. Che, in seguito alla fusione
tra Lodi e Antonveneta, potrebbe cercare un’aggregazione per mettere
radici in profondità al Nord mentre da un’allenza con Bnl e Monte dei
Paschi (nella banca di Siena, tra l’altro, Caltagirone ha un pesante
4,25%) avrebbe modo di essere alla testa di un colosso bancario del
Meridione.
Converrà a tutti, allora, tenere d’occhio le mosse del
taciturno ma cocciuto e concreto costruttore romano (che zitto zitto
alla fine è riuscito a mettere le mani sul Gazzettino di Venezia) e
quelle, ovviamente, di altri primi attori come Cesare Geronzi e
Gianpiero Fiorani. Anche se è facile immaginare che Della Valle
difenderà le posizioni conquistate nel salottino della finanza dove è
entrato solo di recente. D’altronde siamo o no alla fine dell’anno? E
allora che comincino i fuochi d’artificio!
P.S.: ho ricevuto molte mail dopo l’editoriale di saluto. Ho già
risposto a molti, giuro che risponderò a tutti. Grazie per i consigli e
per le critiche. Tra le tante, segnalo una novità: un approfondimento
che abbiamo battezzato «Timonieri».
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