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E SE GREENSPAN COMINCIA A USARE LE MANIERE FORTI?

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(WSI) – L’atteggiamento dei mercati si è fatto più prudente. Anzi, diffidente. E ci sono buone ragioni per questo. Il Nasdaq, ad esempio, dall’inizio dell’anno, senza squilli di tromba, senza annunci e anzi mentre gli analisti sciorinavano i loro consueti scenari (quasi tutti positivi) ha perso il 7 per cento. Non sarà moltissimo. Ma per una Borsa che pensava di avere l’oro in bocca, è una specie di colpo al cuore o, comunque, è una di quelle botte che ti stai dicendo: rallenta. In tutto questo (come ci scrive un nostro gentile lettore) piazza Affari corre come se questo fosse il paradiso terrestre.

E quindi la sensazione è che vi stia maturando una bella bolla che prima o poi esploderà in faccia a qualcuno (magari già da questo lunedì), con tanti saluti agli ottimisti ultrà.

Ma, se torniamo alle Borse mondiali, c’è da osservare che ci sono almeno tre grossi motivi di prudenza e di sospetto.

1 Il primo è certamente costituito da questi vari segnali che arrivano e che probabilmente annunciano l’avvicinarsi di una tempesta. Inoltre, ci sono i graficisti i quali sono convinti che a febbraio (ma il tutto potrebbe anche essere anticipato) i mercati sono destinati a fare un arretramento di almeno il 10 per cento circa. Dopo di che si starà un po’ fermi, ma con movimenti laterali o giornalieri, e a un certo punto si riprenderà a salire con l’obiettivo di arrivare a fine 2005 grosso modo dove si era a fine 2004. Insomma, tipico anno da surfisti (si compra oggi, si vende domani, si ricompra dopodomani).

Sempre attenti a vendere alti e a comprare bassi. Se ci si riesce. Non quindi Borsa per dilettanti. Ma anche, in conclusione, Borsa difficile, da pugili professionisti.

2 La seconda ragione per cui è meglio essere un po’ diffidenti, come fanno notare gli analisti più intelligenti, si chiama Greenspan. Il capo della Federal Reserve americana è stato bravo negli anni scorsi a “tenere su” l’economia americana e i mercati (grazie a un costo del denaro inferiore a zero). Ma, adesso, sembra avere meno fortuna nel fare l’operazione inversa: cioè raffreddare l’economia americana. E quindi c’è il sospetto che, prima o poi, decida che la situazione si è fatta pericolosa e che quindi alzi il costo del denaro bruscamente e con la faccia cattiva, obbligando così i consumatori americani a calmarsi.

In sostanza, non si è più tanto sicuri che Greenspan riesca a raffreddare l’economia americana con sottili e delicate docce di acqua fredda distribuite, con preavviso, all’ora del tè, come era nei suoi progetti.

I consumatori americani, a quanto pare, non si fanno impressionare dalle sue doccette fredde e continuano a consumare. Per cui Greenspan potrebbe essere costretto a rovesciare sulla sua economia una sorta di cascata del Niagara gelida e potente.

Potrebbe ricorrere, insomma, alle maniere forti. E questo, ovviamente, potrebbe scatenare un caos sui mercati e nell’economia.

E questo spiega perché i mercati, che fino a ieri hanno corso felici proprio perché sapevano che la mano fatata (e dorata) di Greenspan vegliava su di loro e si sospingeva in avanti come una brezza amica, adesso vivono nella paura di Greenspan, che ormai vedono come un orco che vuole fermarli e che ogni giorno è sempre più incazzato perché non ci riesce.

3 La terza preoccupazione dei mercati discende dai possibili esiti di questa battaglia fra Greenspan e il mercato. Alla fine potrebbe non vincere nessuno dei due e potrebbe vincere il terzo protagonista (per ora silenzioso e nascosto) di questa partita, e cioè la recessione. Uno come Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley sono mesi e mesi che mette tutti in guardia contro una possibile recessione, ma è sempre stato considerato un originale.

Adesso, invece, si comincia a pensare che, se le cose non vanno a posto in fretta, potrebbe anche, purtroppo, aver ragione.

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