Società

E’ ORA DI RINNOVARE IL G-20

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C’e’ una proposta per il G20 di Pittsburgh, anzi, una megaproposta per raddrizzare gli squilibri strutturali delle grandi economie e lanciare un nuovo modello di crescita su basi piu’ solide. La proposta ha anche un nome, si chiama Framework for Sustainable Economic Growth, (Quadro per una Crescita Economica Sostenibile), viene dagli Stati Uniti, anzi dalla Casa Bianca, e chiede a ciascuna delle grandi aree economiche di passare all’azione nei rispettivi comparti piu’ fragili: gli Stati Uniti dovranno impegnarsi a ridurre il loro disvanzo pubblico e il debito e a risparmiare di piu’; la Cina si impegnera’ e ridurre le proprie esportazioni e l’Europa dovra’ varare nuove misure per liberarsi una volta per tutte delle vecchie immarciscibili rigidita’ strutturali. Una megariforma economica insomma. Il documento messo a punto dall’amministrazione americana circola gia’ nelle capitali dei 20 grandi, ma non avra’ necessariamente facile applicazione.

Al di la’ degli intenti generici, condivisibili e apprezzabili da tutti, quando poi si scende nei dettagli, ad esempio come limitare le esportazioni cinesi, le vedute divergono immeditamente. Indiscrezioni raccolte a Washington e riprese dalla stampa americana incluso il Wall Street Journal di questa mattina confermano che all’ordine del giorno, sul piano piu’ tecnico, vi saranno anche le ipotesi di armonizzare le regole di controllo sul piano internazionale, aumentare i livelli minimi nei rapporti capitale attivo di bilancio per le banche e le grandi istituzioni finanziarie, controllare gli stipendi e , soprattutto, i bonus de banchieri con l’obiettivo di limitare incentivi che premiano il rischio a scapito della severita’ dei controlli. Di questo per oraa Washington si sta occupando direttamente la Federal Reserve.

Le proposte dell’amministrazione tuttavia sono sotto attacco dallo stesso Congresso a Washington, soprattutto per le riforme interne che, sul piano dell’armonizzazione delle regole, avranno un impatto non da poco sulle azioni degli altri paesi membri del G20. E’ di ieri la notizia di un attacco durissimo del senatore Christopher Dodd, il potente capo della commissione bancaria al Senato, al progetto di riforma interna per il settore finanziario messo a punto dalla Casa Bianca. Dodd ha annunciato di aver messo a punto un disegno di riforma indipendente e chiede sia varata una nuova superagenzia per il controllo del settore bancario e finanziario americano.

La nuova agenzia assorbira’ le quattro grandi agenzie di controllo attuali, la Federal Deposit Insurance Corporaiton, (FDIC, che assicura i depositi), l’Office of Thrift Supervision, il Comptroller of the Currency e appunto la Fed, sotto l’ombrello di un’unica superagenzia di controllo. Dodd e’ un senatore autorevole, ma in difficolta’ politiche nel suo stato dove e’ stato accusato di rapporti troppo “vicini” con alcuni protagonisti del settore finanziario. Anche per questo sono in molti a Washington a dire che il Senatore e’ motivato a intraprendere iniziative di rottura per dimostrare la sua indipendenza dal settore bancario e finanziario. Comunque sia il suo piano e’ un attacco alla Casa Bianca perche’ prevede in particolare un ridimensionamento dei poteri acquisiti dalla Banca Centrale americana in questa crisi in materia di supervisione sistemica per il settore finanziario e comunque un ridimensionamento del suo ruolo guardando in avanti. Un approccio dunque diametralmente opposto a quello della Casa Bianca che vuole invece mettere la Federal Reserve al centro dei controlli per rischi sistemici nella finanza e nell’economia.

Obama e la sua squadra economica vogliono anche mantenere intatte molte funzioni delle altre agenzie che resterebbero indipendenti, con il comptroller of the Currency e l’Office for Thrifts, riunite in un’unica organizzazione. La scelta della Casa Bianca e’ ovvia: cambiare radicalmente il sistema di controllo avrebbe comportato forti resistenze di potenti lobby di settore, ritardi per l’iter legislativo e aumentato il rischio di disfuzioni impreviste, ma potenzialmente implicite in un passaggio radicale che la Casa Bianca aveva considerato e poi escluso. La Casa Bianca inoltre puo’ contare sull’appoggio di un alleato in Congresso, potente quanto Dodd, il deputato democratico Barney Frank, capo della Commissione Finanza, anch’essa preposta alla formulazione di un prgoetto di riforma, che anticipano le indiscrezioni e’ piu’ simile a quello dell’amministrazione.

Comunque sia, per il Presidente, che ieri ha fatto una controversa apparizione su cinque reti televisive con altrettante interviste si apre una settimana decisiva, sia sul piano politico, con l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e le sfide sull’Iran e sul processo di pace in Medio Oriente che sul quello economico, con il vertice di Pittsburgh convocato a partire da gioved’ 24 in serata per poi proseguire nella giornata di venerdi’. Dopo la grzande visibilita’ di domenica per Obama la sfida e’ cruciale per il futuro della sua amministrazione: se non portera’ a casa dei risultatoi questa settimana le ambizioni politiche e di riforma politica potrebbero emergere di molto ridimensionate.

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