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E IL TORO? NON E’ AFFATTO STRAMAZZATO

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(WSI) – Gli Stati Uniti eviteranno la recessione, anche se di poco. La Federal Reserve continuerà a tagliare i tassi. La crisi creditizia migliorerà e si risolleverà la fiducia degli investitori. Wall Street continuerà ad essere volatile, ma a un certo punto gli indici azionari toccheranno nuovi massimi. Ecco le previsioni per il 2008 di Robert Doll, vicepresidente e responsabile degli investimenti azionari globali di BlackRock, una delle maggiori società di gestione al mondo (1.300 miliardi di dollari amministrati).

Il suo consiglio è quindi di preferire le azioni alle obbligazioni, approfittando degli scivoloni della Borsa per comprare titoli a prezzi bassi e puntando sulle società a larga capitalizzazione, per esempio le multinazionali, soprattutto nei settori dell’information technology, della salute e dell’energia. Oltre al mercato americano, che oggi offre un rapporto prezzo/utili molto conveniente, Doll raccomanda di non perdere di vista le Borse Emergenti.

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Chi gli avesse dato retta nel 2007 sarebbe oggi piuttosto soddisfatto. Ben otto delle previsioni elaborate da Doll 12 mesi fa si sono infatti rivelate corrette compreso l’ottimismo sui titoli tecnologici (il Nasdaq è salito del 9,8% contro il 3,5% dell’indice S&P500) e il pessimismo sul dollaro, con una sola completa delusione circa il Giappone (la cui Borsa non ha fatto meglio delle altre come sperava il gestore) e una anticipazione azzeccata a metà, quella sul ritorno alla quasi normalità della curva dei rendimenti obbligazionari, con i titoli a lungo termine più redditizi di quelli a breve, ma non risaliti secondo le attese. Ed ecco il dettaglio dei nuovi vaticini.

Primo: dopo essere cresciuta sopra il 3,5% annuo dal 2004, l’economia mondiale rallenterà, a causa non solo degli Usa, ma anche di una nuova debolezza dell’Europa. I Paesi Emergenti continueranno a correre.
Secondo: gli Usa sono sull’orlo della recessione, a causa del crollo dei prezzi immobiliari e della stretta creditizia, ma non ci cadranno dentro, perché comunque il livello di occupazione e dei salari rimane alto, e il dollaro ai minimi spinge le esportazioni. La recessione però ci sarà per i profitti aziendali.

Terzo: la Fed taglierà i tassi fino al 3,5% o anche più in basso rispetto all’attuale 4,25%, ma starà attenta ai segnali di ripresa del’inflazione; mentre con il miglioramento del mercato creditizio i rendimenti dei bond dovrebbero risalire.

Quarto: il dollaro si riprenderà rispetto all’euro, sia perché le esportazioni europee sono sotto pressione, sia perché strutturalmente l’economia Usa appare più forte nel lungo termine, con deficit e debiti statali inferiori a quelli dei Paesi europei in rapporto al Pil e una popolazione più giovane. Dall’altra parte aumenterà la spinta per sganciare le valute dei Paesi emergenti, come quella cinese, dal dollaro e lasciarle rivalutare.

Quinto: il Toro continuerà a correre a Wall Street, anche se è il sesto anno di rialzo (e nella storia dell’indice S&P500 dopo cinque anni positivi i prezzi sono sempre scesi) e i profitti sono in calo. Infatti il rapporto prezzo/utili è tuttora inferiore al livello del 2002 ed è il più basso dal 1995, quindi c’è spazio per una rivalutazione. Inoltre questo è un anno di elezioni presidenziali, che nel passato hanno fatto registrare una performance media del 7,8% della Borsa americana e di oltre il 10% se viene eletto un democratico.

Sesto: continuerà la tendenza iniziata nel 2007 con le società a larga capitalizzazione e ad alto potenziale di crescita che offrono migliori guadagni rispetto alle piccole aziende e ai titoli value.

Settimo: continuerà la tendenza dei mercati emergenti a far meglio di quelli sviluppati, ma gli investitori dovranno stare attenti alle bolle speculative.
Ottavo: dopo un rincaro del 57% nel 2007 e dopo aver superato i 100 dollari al barile all’inizio del 2008, i prezzi petroliferi dovrebbero chiudere l’anno a livelli più bassi grazie a un rallentamento della domanda e a un aumento dell’offerta; ma nel lungo termine la tendenza è ancora al rialzo per tutte le materie prime.

Nono: vinceranno a Wall Street le aziende con un più prevedibile andamento degli utili, bilanci solidi, buon potenziale di crescita dei dividendi, dei flussi di liquidità e degli utili, e con una maggior quota del fatturato derivante dalle esportazioni. Caratteristiche comuni oggi fra i titoli tecnologici, della salute e dell’energia. Da sotto pesare i titoli finanziari, dei consumi non primari e delle (sopravvalutate) utilities.

Decimo: per la prima volta dal 1992 il partito democratico vincerà con larga maggioranza nelle elezioni per la Casa Bianca, il Senato, la Camera e i posti da governatore in molti Stati. Questo rafforzerà politiche fiscali (per un rialzo delle tasse) e commerciali (maggior protezionismo) non positive per la Borsa. Ma i contraccolpi su Wall Street non saranno drammatici.

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