Di solito se ne cominciava a parlare nelle aule parlamentari verso maggio, subito dopo l’arrivo dei primi dati di finanza pubblica della Trimestrale di Cassa. Oggi della famigerata manovra-bis, argomento che da anni turba i sonni dei ministri dell’Economia della Repubblica, se ne parla nei talk show televisivi quando ancora non c’è il dato ufficiale sui conti del 2004, che l’Istat li certificherà ad Eurostat solo lunedì prossimo. E benché siamo solo a febbraio, per la seconda volta nel giro di una settimana Domenico Siniscalco è costretto a indossare i panni del pompiere. E assicurare che i conti pubblici vanno bene, che non destano preoccupazione, che l’Europa si è convinta. Smentire, insomma, la manovra-bis.
Dopo essere intervenuto una settimana fa per contestare le previsioni del Nens, il centro studi di Vincenzo Visco e Pierluigi Bersani, secondo i quali nel 2005 serviranno altri 20 miliardi per tenere i conti a posto, Siniscalco ieri è dovuto tornare in campo.
Stavolta per replicare all’economista Riccardo Faini che martedì sera, alla trasmissione Ballarò su Rai3, si è detto certo che a metà anno il governo dovrà trovare almeno 12 miliardi di euro per mantenere al 2,7% l’obiettivo di deficit pubblico per il 2005. «Non ha senso parlare di manovra aggiuntiva, e in ogni caso non ha senso parlarne ora» ha detto ieri Siniscalco.
«La crescita dell’economia quest’anno non andrà oltre l’1,1%, contro il 2,1% che prevede il governo. Un punto di crescita in meno – spiega Faini – è mezzo punto di deficit in più». «Siamo a 6,5 miliardi di euro da recuperare. Cui si aggiungono 2,5 miliardi per l’Anas che non può essere considerata esterna alla pubblica amministrazione. Più un miliardo e mezzo di minori risparmi attesi dal tetto del 2% alla crescita della spesa pubblica e un altro miliardo e mezzo per le minori entrate dalla tassazione degli autonomi. Totale – conclude Faini – 12 miliardi di euro».
Renato Brunetta, il consigliere economico del presidente del Consiglio che non fatica ad ammettere il suo innato ottimismo, è di tutt’altro parere. «Il ragionamento di Faini, evidentemente obnubilato da rancore, non sta né in cielo né in terra. E’ un allarmismo – dice Brunetta – dovuto a ragioni politiche: lo capisco dall’opposizione, non da un economista».
E poi, aggiunge Brunetta, Faini non tiene conto che si sta riformando il Patto europeo «e se passa la linea della valutazione a posteriori in base a criteri qualitativi, le manovre-bis che uccidono l’economia nelle fasi di brutta congiuntura, saranno finalmente un ricordo del passato. Senza contare che gli istituti internazionali prevedono per l’Italia una crescita 2005 comunque superiore all’1,1%».
«Nessuno di loro scontava un dato così brutto del pil nel quarto trimestre 2004, che ha sorpreso anche il ministro dell’Economia».
A torto o a ragione, resta il fatto che la manovra-bis è già entrata nel dizionario economico del 2005. Con larghissimo anticipo rispetto al passato (nel 2004 il Nens attese fine maggio prima di parlare della manovra correttiva). Ma il 2005, si sa, è un anno particolare anche per le scadenze elettorali.
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