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E.BISCOM: UN BUSINESS CHE RICHIEDE FEDE

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e.Biscom: o ci si crede o non ci si crede. Analisti e operatori interpellati da WallStreetItalia riconoscono la validità del modello di sviluppo, prendono atto delle stime sul fatturato 2001 che, secondo il gruppo, dovrebbe quadruplicare rispetto al 2000 e concordano sulla preparazione del management. Tuttavia suggeriscono a chi ha voglia di
acquistare il titolo, di farlo in un’ottica di lungo periodo, in quanto la crescita del gruppo ha tempi lunghi.

“La crescita è molto lenta – dice a WallStreetItalia l’analista di una primaria Sim milanese che chiede di non essere citato – il fatturato impiegherà anni ad aumentare. Ciò è dovuto al fatto che l’azienda opera in un settore di nicchia, quindi con visibilità limitata, ed è legata allo sviluppo di Internet da una parte, e
al cablaggio delle città dall’altra”.

La lentezza è una caratteristica che può essere letta tanto in chiave negativa come in chiave positiva. Carlo Micheli, responsabile della
pianificazione delle strategie del gruppo e.Biscom, ha detto in un’intervista con WallStreetItalia che per “realizzare il nostro progetto industriale abbiamo bisogno di circa sei anni, e non è un caso che il management
azionista ha deciso di rispettare un lock-up, cioè l’impegno a non vendere, proprio di sei anni”.

e.Biscom è nata nel settembre 1999 ed è quotata sul Nuovo Mercato dal 30 marzo 2000; in alternativa a Telecom Italia, attraverso la controllata Fastweb ha cominciato a offrire, prima a Milano e ora gradualmente su
tutto il territorio nazionale e in Germania, servizi di telecomunicazione integrati a banda larga per la trasmissione veloce e unificata di dati, video e Internet attraverso la rete di fibra ottica; attraverso altre controllate offre servizi Business to Consumer e Business to Business.

L’offerta residenziale, “su cui non abbiamo concorrenti in Italia”, afferma una portavoce della società, si muove per tappe successive, man mano che i vari quartieri delle città vengono cablati; l’offerta alle aziende, “dove tra i nostri concorrenti figurano Wind e Colt”, avviene invece su richiesta.

Alla fine del primo trimestre 2001 i clienti cablati in Italia erano 8.500, quelli in Germania 17.000. Nei primi tre mesi dell’anno il gruppo ha
registrato un fatturato di €27,2 milioni (€1,35 milioni nello stesso periodo del 2000 quando e’ cominciata l’attivita’). Il margine operativo lordo è risultato negativo per €26,6 milioni. Il periodo si e’ chiuso con una perdita netta di €30,7 milioni.

Per la fine del 2001, dice Carlo Micheli, l’azienda punta a “quadruplicare il fatturato del 2000, che si era attestato a 80 miliardi di lire, poco più di €41 milioni. Il break-even è previsto
per il 2003; per lo stesso anno attendiamo l’arrivo all’ebitda, cioè utile operativo lordo, positivo”.

Le proiezioni di Micheli trovano una sponda in un rapporto di Deutsche Bank sulle società italiane di telecomunicazione: l’istituto
tedesco prevede per e.Biscom un fatturato per il 2001 pari a €150 milioni, e per il 2009 a €3,48 miliardi.

Dal suo debutto in borsa a oggi il titolo ha sofferto la malattia comune del mercato: il ribasso. Collocato a €160, ieri ha chiuso intorno a €86,5. In un anno ha lasciato sul terreno quasi la metà del suo valore e ora molti azionisti si chiedono che fare: sia quelli che hanno comprato prima e non sono usciti, sia quelli che, visti i prezzi, sono tentati di entrare.

“In questa fase – dice Erasmo Paolella, un trader di Cofimo Sim– stanno avendo la meglio i venditori, tanto che stiamo assistendo a una serie di massimi e minimi consecutivi che si succedono a livelli sempre più bassi; l’inversione di tendenza? La sentiremo dietro l’angolo quando vedremo il titolo scendere e i volumi salire”.

Secondo la società, il crollo in borsa non è stato dei peggiori visto l’andamento del settore.

“Rispetto ad altri concorrenti in Europa, penso per esempio all’olandese Versatel, abbiamo perso molto meno”, dice Micheli.

In effetti, sottolinea il trader di una sala operativa, “il prezzo del titolo oggi è a sconto rispetto ad altri, in Europa ma anche rispetto a titoli americani come Level3, che in un anno hanno perso fino al 90%”, anche se questi altri titoli hanno ceduto di più.

Intanto gli analisti non sono d’accordo sulle prospettive a breve termine del titolo. Deutsche Bank ha assegnato al titolo il rating “Buy”, cioè
comprare. Il 7 maggio scorso Goldman Sachs ha attribuito a e.Biscom un rating di “Underperform”, scommettendo quindi che il titolo farà peggio del mercato, e ha indicato un target price a €80; d’altro canto a gennaio Bank of America aveva assegnato un target price a
€160, ora rivisto al ribasso ma comunque a €120. Erasmo Paolella, di Cofimo Sim, è convinto che il titolo scenderà ancora e consiglia di comprare “intorno ai €60”. Tanta disparità di
opinioni conferma quindi l’enunciato di apertura: alla fine, sembra ridursi tutto a una questione di fede.

“Siamo legati ai tempi di cablaggio delle città”, dice Micheli ricordando che le fibre ottiche corrono già, per collegare utenti privati e aziende, a Milano, Genova, Torino, Napoli, Roma e, all’estero, in Germania, a
Amburgo. “Attualmente stiamo valutando un paio di realtà in Germania, nostro mercato strategico, ma nel momento in cui si dovessero presentare prospettive interessanti in altri paesi come Spagna, Svizzera, Francia, le valuteremmo con attenzione”. La politica di e.Biscom è di
entrare in società gestite da ex municipalizzate che utilizzano reti capillari, buone per lo sviluppo delle connessioni cablate per dati e
Internet. E’ accaduto a Milano con Aem, a Genova con Amga, a Amburgo con Hew.

Il settore in cui opera la società può essere una delle cause del calo del titolo. “Forse il problema di questa società sta nel ripensamento generale sul tema Internet – osserva l’analista della primaria Sim – e in questo contesto un progetto innovativo come quello di e.Biscom può
apparire rischioso, proprio perché innovativo”.

Micheli risponde a distanza: “non siamo particolarmente preoccupati per questo momento delicato della borsa – dice – è importante il
fatto che abbiamo un’ampia liquidità di cassa, pari a €1,1 miliardi, e diciamo che riusciamo a vivere bene la debacle sul mercato: è in
atto una selezione naturale, che compensa gli eccessi dello scorso anno quando tutti compravano tutto e le case di brokeraggio assegnavano rating
“Buy” come se piovesse. Ora si rischia il contrario, ma il mercato ha capito il meccanismo e, tutto sommato, non reagisce più di tanto.
Lo abbiamo visto subito dopo l’indicazione del target price a €80 da parte di Goldman Sachs e del target “Reduce” assegnato da Eptasim: lo stesso Herald Tribune ha notato che il titolo non
ha reagito con isteria”.

Allo stesso modo non ci sono state particolari reazioni di mercato alla notizia dell’ingresso di Pirelli nell’azionariato. Analisti, operatori e lo stesso vertice del gruppo sottolineano la valenza strategica di questo accordo con un operatore che, come riconosce Micheli, “ha soldi a disposizione e conosce bene il business delle fibre ottiche”.

e.Biscom esclude la doppia quotazione, a Milano e al Nasdaq di New York, che qualcuno aveva ipotizzato in occasione del road-show di inizio primavera: “New York – osserva Micheli – rientra nel nostro itinerario di incontri con i mercati finanziari mondiali, e poi su quella piazza contiamo nostri investitori, che hanno sottoscritto il collocamento quando siamo sbarcati sul Nuovo Mercato”.

Allo stesso tempo esclude l’ipotesi di quotare la controllata Fastweb in tempi brevi: “sarebbe come privarsi del gioiello di famiglia – dice il direttore – credo che il tempo giusto, sempre se il mercato si riprenderà, sia l’inizio del 2003. A quel momento e.Biscom sarà cresciuta abbastanza, e Fastweb potrà presentarsi sul mercato per finanziare se stessa ”.