(WSI) – In reazione alla notizia ufficiale che Stefano Parisi sarebbe diventato il nuovo amministratore delegato di e.Biscom, l’azienda sul Nuovo mercato di Piazza Affari ha guadagnato circa 40 milioni di euro (sugli oltre 2200 che ne vale) in termini di capitalizzazione. E’ stato un movimento di pochi minuti, quasi un riflesso incondizionato del mercato che indica comunque una reazione positiva.
Chissà se il sussulto è bastato, o è servito, all’ex direttore generale di Confindustria per confermargli di aver fatto la scelta giusta lasciando Roma – cioè le sirene della politica, evidentemente non così irresistibili – per tornare a Milano, dove ancora da direttore generale-city manager della prima giunta Albertini – ha lasciato di certo un ricordo positivo.
Ma qualche cosa riguardo a quell’esperienza è evidentemente riaffiorato negli ultimi mesi anche per Parisi ed è stato determinante quando Silvio Scaglia e Carlo Micheli (figlio del fondatore Francesco), i principali azionisti di e.Biscom, si sono fatti avanti proponendogli la poltrona lasciata libera da Emanuele Angelidis.
Infatti, e.Biscom nasceva proprio in quella fine millennio e l’alleanza con la municipalizzata elettrica Aem, volta a realizzare l’ambizioso progetto di cablare Milano, ha fatto sì che le loro strade s’incrociassero almeno indirettamente una prima volta. Erano tempi euforici (troppo, si sarebbe scoperto poi), ma tempi in cui ogni idea poteva trasformarsi in oro in pochi minuti. E infatti, e.Biscom raccolse 3200 miliardi di lire in una delle Ipo più importanti della storia borsistica italiana, con richieste record da parte di questi tre milioni di risparmiatori (persino in quel momento di grande richiesta, solo Enel riuscì a fare meglio).
Ora Parisi si ritroverà a gestire proprio il frutto di quell’enorme massa di denaro trasformata in infrastrutture, eredità comunque positiva di un periodo che però non ha portato alla ricchezza così facilmente e così velocemente come promesso. La e.Biscom di oggi è molto più concentrata e consapevole su quale sia il suo reale mestiere, quella di operatore di tlc, con una struttura azionaria un po’ diversa dall’inizio (Scaglia è al 34%, Aem è al 12,1%, Micheli a 11,7%), ha finalmente superato la fase di start up e a fine anno prevede di raggiungere un fatturato di 700 milioni di euro e un margine lordo di 210 milioni grazie agli introiti generati da quasi mezzo milioni di abbonati (principalmente a Milano).
A Parisi verrà chiesto l’ultimo sforzo, quello decisivo per ottenere il pareggio di bilancio stimato per il 2005 e un flusso si cassa sufficiente a pagare debiti e dividendi dal 2006. Per il nuovo ad si apre quindi un’avventura tutta nuova, la più importante in un’azienda privata, per lui che ha collezionato incarichi soprattutto a livello istituzionale – prima delle direzioni generali di Confindustria e comune di Milano è stato a capo del dipartimento per gli affari economici della presidenza del Consiglio, segretario generale del ministero delle poste e telecomunicazioni, capo del dipartimento per l’informazione e l’editoria della presidenza del Consiglio e del collegio sindacale della Rai – ma anche costellata da ritorni dal passato.
Per esempio c’è, seppur per pochi mesi, da rinverdire il rapporto con il suo ex principale, Gabriele Albertini, che da azionista di Aem è alle prese con la privatizzazione della municipalizzata elettrica che poi dovrà decidere la sua eventuale permanenza dentro e.Biscom.
Insomma, molti sogni di quella Milano modernissima e iperinnovatrice che Parisi lasciò nel 2000 non sono più proponibili, ma molti risultati, magari meno fantasmagorici, sono ancora tutti da conseguire.
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