Forse sarà la rabbia per la maxi-multa di 500 milioni di dollari inflittagli dall’Antitrust europea, forse sarà il nervosismo nel vedere seriamente minacciato il monopolio del suo Windows da parte di Linux, o forse si tratta solo di sano realismo ma Bill Gates non è stato molto tenero quando gli è stato chiesto un parere sulle prospettive delle società che operano nel commercio elettronico.
«Gli investitori hanno ricreato una mini-bolla speculativa spingendo le quotazioni delle Internet stocks così in alto; le aspettative in esse incorporate sono troppo elevate rispetto alle effettive capacità di crescita, anche se credo che la gara ad eliminazione risulterà meno cruenta che nel periodo 2000-2002».
In effetti l’opinione del capo di Microsoft, non certo isolata all’interno della comunità finanziaria, tiene conto di una verità storica: in tutte le corse all’oro, e non vi è dubbio che Internet lo sia stata e lo è seppur in tono minore tuttora, i concorrenti alla partenza sono centinaia ma lo striscione d’arrivo lo vedono in pochi ed oggi, a distanza di oltre un lustro dalla nascita delle prime dot.com, i vincitori della gara, i pesi massimi del settore – da Yahoo a E-bay, da Amazon a InterActive – sono forti, ben piantati sulle gambe e pronti a cogliere ogni occasione per accrescere la propria sfera di influenza e il predominio tecnologico.
Ma è soprattutto il richiamo alla prudenza in merito alle valutazioni borsistiche raggiunte da queste società dopo un anno al galoppo che deve essere salutato quanto mai opportuno; qualcuno potrà pensare che Gates sia roso dall’invidia per aver visto l’azione Microsoft salire solo del 6% dai suoi minimi del giugno 2003 contro il 58% di E-Bay, il 73% di Amazon e l’oltre 100% di Yahoo e probabilmente non sbaglia.
Ma è anche vero che i prezzi attuali di questi titoli rappresentano valori di mercato che esprimono una fiducia sconfinata, quasi cieca, nella possibilità per queste aziende di espandersi a ritmi impressionanti sempre e comunque.
E che ci sia troppa euforia in giro si riscontra anche nei collocamenti di nuove società che tornano a mostrare nel loro nome quel suffisso .com che per quasi tre anni era praticamente scomparso: la scorsa settimana è arrivata sul mercato Shopping.com, che aveva mancato l’appuntamento con la quotazione a causa dello scoppio della bolla quando si chiamava Dealtime.com, mentre durante il secondo trimestre verrà quotata la società di software Salesforce.com.
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