Società

E’ ANCORA
IL SOLITARIO OTTIMO DRAGHI A STANGARE LE BANCHE

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Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) –
Chissà cosa ne pensano i grandi fan di Alessandro Profumo o
di Cesare Geronzi. Quelli sempre prontissimi a spellarsi le
mani e lanciarsi in elogi sperticati per ogni pioggia di utili o
per ogni superacquisizione all’estero messa a segno dai nuovi capitani
coraggiosi di un paese sempre più bancocentrico.

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Ammiratori
cui casca un po’ troppo spesso la penna quando si tratta di calcolare
i benefici di questa crescente competitività al livello internazionale
sui clienti. Che sono pari a zero. Allora diventa importantissimo
che sia di tanto in tanto la massima autorità di vigilanza sul sistema
creditizio a bacchettare le banche per la loro coriacea insensibilità
nei confronti della clientela.

Ieri il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, dopo
aver insistito spesso, in quest’anno e mezzo, sui costi eccessivi dei
servizi bancari, ha puntato il faro in particolare sugli interessi sui
mutui e sul credito al consumo. Che «sono più elevati rispetto a
quelli medi dell’area dell’euro su operazioni simili». Il che, in tempi
di trend rialzista della Banca centrale europea e di elevato costo
della vita, che costringe cittadini e famiglie sempre più spesso a ricorrere
agli acquisti a rate, rasenta lo sciacallaggio.

Il monito di Draghi, nel corso del suo intervento in occasione
dell’assemblea annuale dell’Abi, è stato accompagnato da
una pressante esortazione al sistema bancario ad applicare una
maggiore trasparenza sulle condizioni applicate alla clientela.
Le stesse parole usate due giorni fa dal presidente della Consob,
Lamberto Cardia.

Ma il governatore non si è fermato qui. Ha anche chiesto alle
banche di abbassare la commissione di massimo scoperto «che è un
istituto poco difendibile tanto che alcune banche l’hanno già soppresso
». Infine, non ha mancato di bacchettare qualche vecchio, incomprensibile
dogma. Come quello che prevede che prima di incassare
realmente un assegno, dal giorno in cui è stato versato, si
debba aspettare ben sette giorni.

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