Società

E’ allarme immobiliare: ora si rischia un effetto domino

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New York – Benvenuti nell’economia mondiale a due velocita’: divisa in due mondi a parte, ma strettamente legati. I prezzi delle case stanno crescendo rapidamente in Australia, Canada, Cina, Hong Kong, Israele, Singapore, Sudafrica e Svezia. Sono invece anemici o in flessione in Gran Bretagna, Francia, Germania, Irlanda, Stati Unite e Italia.

La globalizzazione, si sa, non risparmia nessuno. La crisi di un paese e’ la crisi di tutti. Se scoppia una bolla da qualche parte, prima o poi finira’ per essere seguita da un’altra crisi. Per evitare la depressione, gli Usa hanno riempito il mondo di credito. Questo credito circolante in eccesso ora minaccia di far saltare in aria il mercato immobiliare altrove, nei paesi sopra citati dove i prezzi e le attivita’ si stanno surriscaldando preoccupantemente. E’ non e’ solo un fenomeno limitato ai mercati in via di sviluppo.

Quando si parla di economia a due velocita’ ormai si fa riferimento alla differenza tra la crescita di economie mature come Usa, Europa e Giappone e quelle in rapida crescita dei paesi emergenti (Cina, India, Brasile, etc.). Per Philip Suttle dell’Institute of International Finance, un’associazione di banchieri, e’ un mondo tra due e sei. Il rialzo medio degli stati industralizzati e’ del 2%, quello delle nazioni in via di sviluppo e’ del 6% circa.

Ma c’e’ un altro modo per dividere il pianeta: le economie che hanno avuto una crisi e quelle che invece sono state risparmiate. E quelle dove i prezzi immobiliari stanno schizzando al rialzo. La lenta crescita nelle economie mature sta spingendo i loro tassi di interesse sempre piu’ giu’, e le condizioni creditizie – anche perche’ sono lodo a dominare i mercati finanziari mondiali – sono vantaggiose per altri paesi che invece stanno attraversando un momento di grazia, con stipendi, prezzi e inflazione sono in una fase di boom.

In pratica i paesi che non hanno vissuto una crisi del sistema finanziario negli anni scorsi, i prezzi immobiliari sono cresciuti in maniera esponenziale, sottolinea Stanley Fischer, governatore della Bank of Israel. Il motivo e’ semplice ed e’ da ricercare nei bassi tassi di Usa e altri come Giappone e Europa. Le loro banche non hanno la forza per sfruttare le condizioni vantaggiose, mentre a farlo sono gli istituti dei paesi che invece stanno meglio. E non si tratta solo di un fenomeno che riguarda i mercati emergenti.