Società

Due terzi dei soldi che arrivano in Svizzera non sono dichiarati

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New York – Oggi dei 220 miliardi di euro appartenenti ai clienti tedeschi conservati nelle casseforti delle banche svizzere, ben 130 miliardi sfuggono alle autorita’ di Germania.

Proprio mentre Berna sta firmando un importante accordo con Berlino per regolarizzare le ricchezze depositate in Svizzera (intesa che passa sotto il nome di Rubik), Edison Investment Research ha pubblicato un rapporto sullo stato della gestione del denaro da entrambe le coste del Reno.

Basandosi sull’ammontare di tasse prelevate dal Ministero elvetico delle Finanze, nel quadro dell’intesa sulla fiscalita’ del risparmio raggiunta con l’Unione Europea nel 2004, la societa’ di investimento londinese stima che il 40% degli averi europei depositati in Svizzera provengono dalla Germania.

Sopratutto, di questi, ben 130 miliardi non sono (ancora) dichiarati alle autorita’ fiscali tedesche. “A fine 2010 i soldi dichiarati rappresentavano il 41% dei soldi depositati in Svizzera”, spiega nel report Edison Investment Research.

“Un ammontare corroborato dalle dichiarazioni di diversi banchieri”, spiega la societa’ di investimento, citando l’esempio di Julius Baer, che ha reso noto che “la meta’ del denaro provienente dalla Germania era gia’ stato dichiarato alle aurotita’”.

Edison Investment Research la considera comunque una situazione gestibile. Gran parte dei 130 miliardi non dichiarati saranno infatti rimpatriati in Germania una volta che l’accordo di Rubik entra in vigore (il primo gennaio 2013). Sono soldi che farebbero estramemente comodo alle casse dello stato italiano.

“Con le nuove regole fiscali, i tedeschi avranno sempre meno vantaggi a venire in Svizzera a collocare i loro risparmi”, dice il gruppo inglese, aggiungendo che “se le banche svizzera provano a conservare l’argento nelle proprie casseforti, aprendo per esempio succursali in Germania, dovranno fare i conti con una concorrenza spietata da parte del settore finanziario tedesco”.

Va sottolineato, tuttavia, che i 220 miliardi tedeschi rappresentano solo il 12% della somma totale che arriva dall’estero in Svizzera. La questione potrebbe creare dei problemi alle piccole banche private.