(9Colonne) – Roma, 20 apr – “La fatica di Piero Fassino nella salita verso il Partito Democratico non è quella pesante croce che Staino gli ha disegnato sulle spalle, ma poco ci manca”. Esordisce così il fondo di Antonio Padellaro sull’Unità dal titolo “La fatica di convincere”. “A vederlo affrontare pagina dopo pagina, tornante dopo tornante, tutte le asperità, i contrasti, gli strappi, le polemiche che l’impresa richiede, un suo avversario, il leghista Roberto Maroni, lo ha definito uomo coraggioso – scrive Padellaro -. Nel senso di chi si assume in prima persona il rischio di traghettare un intero partito verso un approdo ancora da costruire. Nell’atmosfera arancione ma non squillante del Mandela Forum di Firenze si celebra l’ultimo congresso dei Ds quando il primo congresso del Pd non c’è ancora. L’attesa è il sentimento che avvolge la platea dei delegati e molto di più la folla traboccante delle tribune, una partecipazione attenta, con applausi convinti ma senza picchi di entusiasmo. È come se dal popolo della Quercia, qui rappresentato in tutte le forme di partecipazione, iscritti, militanti, elettori, giungesse al segretario una richiesta pressante di rassicurazione. Va bene il nuovo partito. Giusta la necessità di una grande forza politica che si faccia carico del futuro del nostro Paese. Ma come? E con chi? E quando? E in cambio dell’alleanza (con la Margherita) cosa dovremmo cedere della nostra storia e della nostra identità? Fassino non rassicura ma cerca di convincere, e nell’argomentare, spiegare, puntualizzare è come se si rivolgesse soprattutto ai perplessi. Conosce il suo partito e sa che non sono pochi”.
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