Da Apcom
L’economia italiana fatica a crescere e per questo non bisogna smettere di preoccuparsi. È il richiamo del governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, secondo cui “la difficoltà dell’economia italiana di crescere e di creare reddito non deve smettere di preoccuparci”.
“Dobbiamo ancora valutare – ha aggiunto il governatore in una lezione magistrale alla facoltà di Economia dell’università di Ancona – gli effetti della recessione sulla nostra struttura produttiva. È possibile che lo shock della crisi abbia accelerato la ristrutturazione almeno di parti del sistema, accrescendone efficienza e competitività; è possibile un semplice, lento ritorno al passo ridotto degli anni pre-crisi; è anche possibile un percorso più negativo”.
*****************************************************************************
da Asca
L’economia italiana? Poco competitiva e dunque incapace di tassi di crescita sostenuti. E’ quanto emerge dall’intervento del Governatore della Banca di Italia all’Universita’ di Ancona. “Abbiamo subito una evidente perdita di competitivita’ rispetto ai nostri principali partner europei. Tra il 1998 e il 2008, nei primi dieci anni dell’Unione monetaria, il costo del lavoro per unita’ di prodotto nel settore privato e’ aumentato del 24 per cento in Italia, del 15 in Francia; e’ addirittura diminuito in Germania”, spiega il Governatore. In un decennio, la produttivita’ in Germania e’ salita del 22%, del 18% in Francia, solo del 3% in Italia. Nello stesso periodo il costo nominale di un’ora lavorata e’ cresciuto in Italia del 29 per cento: piu’ che in Germania (20 per cento), molto meno che in Francia (37 per cento).
In generale, l’Italia deve tornare a ragionare sulle strategie di sviluppo, su quali direzioni di progresso prendere. Il paese deve agire, deve superare una cronica difficolta’ a crescere. Perche’ il prezzo del non agire pesa soprattutto sui giovani. Il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi lancia un nuovo monito al paese, sottolineando la necessita’ di guardare al futuro.
Gli italiani appartengono ancora alla parte piu’ ricca del paese. “Gli indicatori delle organizzazioni internazionali – rileva Draghi – ci dicono che gli italiani sono mediamente ricchi, hanno un’elevata speranza di vita, sono in gran parte soddisfatti delle loro condizioni”. L’inazione e’ sostenibile per un periodo anche lungo – continua Draghi – potrebbe generare un declino protratto”.
“Ma quegli stessi indicatori mostrano che l’inazione ha costi immediati: la ricchezza e’ il frutto di azioni e decisioni passate, il Pil, legato alla produttivita’, e’ frutto di azioni e decisioni prese guardando al futuro. Privilegiare il passato rispetto al futuro esclude dalla valutazione del benessere la visione di coloro per cui il futuro e’ l’unica ricchezza: i giovani”.
********************************************************************************
da La Repubblica
“Senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari” si hanno “effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”. E’ quanto rileva il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, secondo cui nel nostro Paese “rimane diffusa l’occupazione irregolare stimata dall’Istat in circa il 12% del totale dell’unità di lavoro”.
Nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell’università olitecnica della Marche dedicato all’economista Giorgio Fuà, Draghi ha lanciato l’allarme sulle “difficoltà dell’economia italiana di crescere e creare reddito”, una situazione che, ha detto il governatore “non deve smettere di preoccuparci”. L’Italia, ha rilevato inoltre Draghi, rischia di “trovarsi di fronte a un bivio” tra la stagnazione e la crescita.
Per capire “le difficoltà di crescita dell’Italia”, ha proseguito il numero uno di via Nazionale, “dobbiamo interrogarci sulle cause del deludente andamento della produttività. La stagnazione”, ha rilevato, “nel decennio precedente la crisi, è stata uniformemente diffusa sul territorio. E’ un problema del Paese”. Draghi ha citato quindi i dati che mostrano una “evidente perdita di competitività rispetto ai partner europei”. Il governatore ha inoltre spiegato come non risponda a verità che la diminuzione della crescita del prodotto per abitante “sia media di un Nord allineato al resto d’Europa e di un Centro-Sud in ritardo. Ma così – ha sottolineato – non è”.
Copyright © La Repubblica. All rights reserved