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DRAGHI PARLA CHIARO: -5% IL PIL, DISOCCUPATI AL 10%

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(WSI) – Il Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intravede «segnali incoraggianti» per la crisi finanziaria in atto anche se «molto resta ancora da fare» per «sanare la ferita che la crisi ha aperto nella fiducia collettiva». Una fiducia che «non si ricostruisce con la falsa speranza, ma neanche senza speranza: uscire da questa crisi più forti è possibile» ha spiegato il Governatore leggendo le sue Considerazioni finali.

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Dalla metà di marzo – ha sottolineato Draghi – «le tensioni sui mercati finanziari si sono allentate»; le quotazioni di Borsa sono tornate su livelli di inizio anno; «gli indicatori qualitativi dell’economia reale mostrano un’attenuazione delle spinte recessive». Tuttavia in Italia la crisi mondiale determinerà, secondo le previsioni più aggiornate, «una caduta del Pil di circa il 5% quest’anno», dopo la diminuzione di un punto nel 2008.

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LAVORO – I lavoratori in cassa integrazione e coloro che cercano un’occupazione, oggi pari all’8,5% della forza lavoro, potrebbero salire oltre il 10% ha spiegato ancora Draghi, che ha sottolineato come «gli interventi governativi a supporto delle famiglie meno abbienti e gli incentivi all’acquisto di beni durevoli stanno fornendo un temporaneo ausilio».
La Banca d’Italia stima che «1,6 milioni di lavoratori dipendenti e parasubordinati non abbiano diritto ad alcun sostegno in caso di licenziamento.

Tra i lavoratori a tempo pieno del settore privato – ha aggiunto Draghi – oltre 800mila, l’8% dei potenziali beneficiari, hanno diritto a un’indennità inferiore a 500 euro al mese. La prima preoccupazione della politica economica – ha sottolineato il Governatore – attiene al rischio di un ulteriore deterioramento del mercato del lavoro. La crisi ha reso più evidenti manchevolezze di lunga data del nostro sistema di protezione sociale: esso rimane frammentato. Lavoratori altrimenti identici ricevono trattamenti diversi solo perchè operano in un’impresa artigiana invece che in una più grande».

IMPRESE – Il 40% delle imprese con oltre 20 dipendenti ridurrà il personale nel corso di quest’anno ha aggiunto ancora Draghi. «Si stima – ha spiegato Draghi – che due quinti delle imprese industriali e dei servizi con 20 e più addetti ridimensioneranno il personale quest’anno; la riduzione sarà probabilmente maggiore nelle imprese più piccole. Per oltre 2 milioni di lavoratori temporanei – ha aggiunto il governatore – il contratto giunge a termine nel corso di quest’anno; più del 40% è nei servizi privati, quasi il 20% nel settore pubblico; il 38% è nel Mezzogiorno».

Per il sistema industriale ha precisato ancora Draghi«il passaggio dei prossimi mesi sarà decisivo: una mortalità eccessiva che colpisca per asfissia finanziaria anche aziende che avrebbero il potenziale per tornare a prosperare dopo la crisi è uno dei gravi rischi per la nostra economia». Le attese di calo del fatturato di oltre il 20% per molte aziende porta un taglio degli investimenti del 12% per il complesso di industrie e servizi e del 20% nella manifattura: «Valori eccezionali nel confronto storico», ha segnalato Draghi, ricordando che la crisi mette a repentaglio il processo di ammodernamento del sistema produttivo che stava dando i suoi frutti.

L’indagine della Banca d’Italia evidenzia che «a risentire della crisi sono soprattutto le imprese piccole, sotto i 20 addetti; nella sola manifattura se ne contano in tutto quasi 500mila, con poco meno di due milioni di occupati». Per le sub-fornitrici di grandi imprese maggiori, «da cui subiscono tagli degli ordinativi e dilazioni nei pagamenti, è a volte a rischio la stessa sopravvivenza». Fra quelle con più di 20 dipendenti, la ristrutturazione aveva interessato metà delle 65mila imprese censite.

E queste «si attendono un calo del fatturato nel 2009 nettamente inferiore alla media. A un estremo, le aziende finanziariamente più solide presenti in questo gruppo oggi attutiscono l’impatto dell’avversa congiuntura consolidando il primato tecnologico e diversificando gli sbocchi di mercato. Non sono poche, stimiamo più di 5.000, con quasi un milione di addetti. Alcune sembrano proiettate a trarre vantaggio dalla crisi, in termini di riposizionamento sul mercato».

AMMORTIZZATORI SOCIALI – Contro una crisi che rischia di deteriorare ulteriormente il mercato del lavoro, non servono rivoluzioni, ma una riforma organica e rigorosa degli ammortizzatori sociali esistenti, che renda più universali i trattamenti ha sottolineato ancora il Governatore della Banca d’Italia, spiegando che il nuovo sistema può essere ridisegnato attorno ai due tradizionali strumenti: cassa integrazione e indennità di disoccupazione.

CONTI PUBBLICI – Draghi poi avverte: volano spesa e disavanzo e il debito pubblico italiano torna ai livelli dei primi anni Novanta con il rischio «che sull’economia gravi a lungo una pressione fiscale molto elevata». Per correre ai ripari ha spiegato il Governatore «dobbiamo, da subito, puntare a conseguire una più alta crescita nel medio periodo». D’altra parte i numeri parlano chiaro: il disavanzo pubblico nel 2009 supererà il 4,5% e nel 2010 il 5%. L’incidenza della spesa primaria corrente salirà, nell’anno in corso, di tre punti percentuali. La spesa pubblica complessiva supererà largamente il 50% del Pil.

Contemporaneamente si registra un calo delle entrate tributarie: nei primi quattro mesi dell’anno l’Iva riscossa è stata inferiore del 10% rispetto al corrispondente periodo del 2008. L’imposta sui redditi delle imprese, scesa di oltre il 9% nel 2008, potrebbe flettere in misura ancora maggiore nel 2009. Una volta superata la crisi, quindi, «il nostro paese si ritroverà non solo con più debito pubblico, ma anche con un capitale privato depauperato dal forte calo degli investimenti e dall’aumento della disoccupazione. Se – ha spiegato Draghi – dovessimo limitarci a tornare su un sentiero di bassa crescita come quello degli ultimi 15 anni, muovendo per di più da condizioni nettamente peggiori, sarebbe arduo riassorbire il debito pubblico e diverrebbe più cogente la necessità di politiche restrittive per garantirne la sostenibilità».

RIFORME – Per scongiurare questo scenario occorre dunque «assicurare il riequilibrio prospettico dei conti pubblici, attuare quelle riforme che, da lungo tempo attese, consentano al nostro sistema produttivo di essere parte attiva della ripresa economica mondiale». In particolare «le misure di riduzione della spesa corrente vanno introdotte nella legislazione subito, anche se con effetti differiti, senza rinvii a ulteriori atti normativi e a decisioni amministrative».

Draghi propone anche di aumentare gradualmente l’età pensionabile per assicurare più reddito alle famiglie e un «potenziale produttivo» maggiore per l’economia. Per il governatore della Banca d’Italia «il graduale incremento dell’età media effettiva di pensionamento assicurerà l’erogazione di pensioni di importo medio unitario adeguato. Un più alto tasso di attività nella fascia da 55 a 65 anni innalzerà sia il reddito disponibile delle famiglie sia il potenziale produttivo dell’economia».

BANCHE – Il sistema bancario italiano dimostra la capacità di «resistere anche a scenari più sfavorevoli». È il risultato delle prove di resistenza allo stress (cioè a una evoluzione particolarmente sfavorevole della congiuntura economica) effettuate dalla Banca d’Italia spiega ancora Draghi.
In questa fase di crisi economica serve però «lungimiranza» da parte delle banche nel valutare i finanziamenti da dare alle imprese, evitando quindi eccessive restrizioni nell’offerta di credito ha sottolineato Draghi.

«Le banche italiane – ha detto Draghi – non hanno eredità pesanti nei loro bilanci. Utilizzino questo vantaggio nei confronti dei concorrenti per affrontare un presente e un futuro non facili. Valutino il merito di credito dei loro clienti – ha aggiunto il Governatore – con lungimiranza. Prendano esempio dai banchieri che finanziarono la ricostruzione e la crescita degli anni Cinquanta e Sessanta». Con la crisi, ha sottolineato il Governatore, «non si può chiedere alle banche di allentare la prudenza nell’erogare il credito; non è nell’interesse della nostra economia un sistema bancario che metta a rischio l’integrità dei bilanci e la fiducia di coloro che gli affidano i propri risparmi».

ECONOMIA IRREGOLARE – Successivamente il Governatore ha affrontato il tema dell’evasione fiscale. Il peso dell’economia irregolare in Italia è «stimato in più del 15% dell’attività economica» ha reso noto Draghi. Un dato enorme, sottolinea il numero uno di Palazzo Koch, secondo cui «l’occultamento di una parte considerevole delle basi imponibili accresce l’onere imposto ai contribuenti ligi al dovere fiscale. È un fattore che riduce la competitività di larga parte delle imprese, determina iniquità e disarticola il tessuto sociale. Progressi nel contrasto alle attività irregolari», osserva Draghi, «consentirebbero di ridurre le aliquote legali, diminuendo dimensioni e ingiustizie».
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