Società

Draghi: «Modello sociale europeo superato, cruciali riforme del lavoro»

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news
Il contenuto di questo articolo – pubblicato da Corriere della Sera – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Il modello sociale europeo è superato soprattutto di fronte ai drammatici tassi di disoccupazione giovanile, che in alcuni paesi, come in Spagna, sfiorano il 50%. Così Mario Draghi in una lunga intervista al Wall Street Journal. La riforma del lavoro nell’Eurozona, dice il presidente della Bce, è «cruciale» e le liberalizzazioni «sono una priorità». I paesi europei devono proseguire sul cammino dell’ austerità, è l’invito rivolto ai governi. «Non esiste la possibilità di uno scambio tra le riforme economiche e i programmi di risanamento fiscale» chiarisce il banchiere centrale secondo il quale «allontanarsi ora dagli obiettivi fiscali prefissati provocherebbe un’immediata reazione dei mercati». Quanto alla Grecia, «è difficile dire se la crisi del debito ellenico sia finita, ma i leader del Paese dimostrino di voler realmente attuare le riforme concordate».

IL LAVORO INIQUO E LE DUE VELOCITA’ – «Il modello sociale europeo è già andato nel momento in cui alcuni paesi hanno un tasso di disoccupazione giovanile elevato – sono le parole di Draghi -. Le riforme strutturali sono necessarie per aumentare l’occupazione, specialmente giovanile, e, quindi, i consumi e la spesa». Un tempo, ricorda, «Rudi Dornbusch era solito dire che gli europei sono così ricchi da potersi permettere di pagare tutti per non lavorare. Questo tempo è andato».
«In alcuni paesi bisogna rendere il mercato del lavoro più flessibile e anche più equo di quanto non sia oggi. In questi paesi c’è un mercato del lavoro a due velocità: molto flessibile per i giovani che hanno contratti di tre o sei mesi che possono venir rinnovati per anni e altamente inflessibile per la parte protetta della popolazione, dove i salari riflettono più l’anzianità che la produttività. Da un certo punto di vista i mercati del lavoro attuali sono iniqui a queste condizioni perchè gettano tutto il peso della flessibilità sulle spalle dei giovani».

AUSTERITA’ E CRESCITA – Non tutti i percorsi di austerità sortiscono il medesimo impatto sull’economia. Gli aumenti delle tasse e i tagli agli investimenti pubblici sono decisioni più facili da prendere da un punto di vista economico ma danneggiano la crescita. «Un buon piano di consolidamento – sostiene Draghi – è quello in cui le tasse sono più basse e le minori spese pubbliche sono concentrate sulle infrastrutture e su altri investimenti».

STRETTA DEL CREDITO CONTINUA – I risultati dell’ultimo studio della Bce sui prestiti concessi dalle banche tratteggiano «un quadro non positivo». Con il prestito a lungo termine da 490 miliardi della Bce, ricorda Draghi, «ha evitato un credit crunch ancor peggiore».

Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved