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(WSI) –
Il Foglio inizia una serie di ritratti di “rinnegati”, a partire dal governatore Draghi. I “rinnegati” sono tecnici autorevoli che non hanno fatto nulla al di fuori del loro lavoro, non si sono candidati a nulla, non hanno mostrato in nulla ambizioni né politico-istituzionali né tantomeno partitico-complottarde.
In passato, i tecnici dall’alto profilo istituzionale erano considerati dalla sinistra parlamentare e mediatica la Grande réserve de la République, oggi sono confinati in una riserva di caccia. Perché alcuni di loro hanno criticato la Finanziaria e la scarsa, se non nulla, propensione alle riforme strutturali di un esecutivo ostaggio delle ali conservatrici.
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Questi tecnici dicono lo stesse cose da anni. Ma solo oggi sono “rinnegati” al punto che, dopo Berselli, Mauro, la Repubblica in genere, perfino voci di solito silenziose come Giovanni Bazoli, numero uno di Intesa San Paolo e cancelliere dello Scacchiere bancario, e Alessandro Profumo, capo di Unicredit, hanno parlato.
Il primo per dire che non è più tempo di tecnici esterni alla politica, il secondo per sottolineare che la Finanziaria è un buon primo passo. Il lavoro dei poteri forti è un duro lavoro, e qualcuno deve pur farlo. E ai poteri forti, per definizione, conviene un governo debole, più facile da “consigliare”.
Meglio, per loro, un esecutivo Prodi-Ferrero che un immaginario gabinetto Draghi-Monti, che magari affronterebbe in modo “troppo” innovativo i dossier Generali, Mediobanca, Telecom, Capitalia-Mps, energia, Alitalia e ovviamente nuove tv, cioè le partite del grande gioco in attesa della Yalta finanziaria.
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