*Financial Trend Analysis e’ una societa’ che opera nel settore dell’Analisi Tecnica. Le analisi di borsa qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) – Il primo mese della presidenza Bernanke è stato festeggiato dalle borse Usa con evidenti rialzi. Eppure il nuovo capo della Federal Reserve non ha illuso i mercati: la strada di rialzi aperta dal suo predecessore sul fronte dei tassi di interesse dovrà probabilmente continuare anche in futuro, almeno per il due prossimi Federal Open Market Committee (le riunioni durante le quali viene deciso il tasso di interesse obiettivo sui Federal Funds). Poi si vedrà.
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Gli indici azionari non si sono fatti impressionare, anzi sembrano aver approvato il segnale di continuità sulla strada del rigore inviato da nuovo Presidente, e sono saliti su valori che non si vedevano da un quinquennio circa. Il Dow Jones Industrial, la cui limitata rappresentatività in termini di varietà dei titoli inclusi nel paniere è compensata dal peso degli stessi, ha superato la resistenza degli 11000 punti interrompendo di fatto la lunga fase laterale disegnata a partire dal massimo del febbraio 2004. Tale segnale, anche se per il momento non ha portato a movimenti eclatanti, è tuttavia servito ad inviare una conferma importante.
Secondo il padre dell’analisi grafica, Charles Dow, uno dei postulati di base di questo approccio recita che le medie devono confermarsi a vicenda, dove per medie si intendono gli indici azionari. Dal momento che l’indice tradizionalmente utilizzato come conferma degli intenti dell’Industrial è il Dow Transportation, e dal momento che questo indice viaggia al di sopra dei precedenti massimi storici del 1999 ormai da molti mesi, la ripresa del trend rialzista da parte dell’Industrial rappresenta un importante segnale di concordia nel movimento delle medie che sgombra il terreno da eventuali dubbi sul potenziale di crescita delle borse.
In altre parole, fino a che il Transportation si muoveva al rialzo e l’Industrial rimaneva stabile, come accaduto nell’ultimo anno circa, era lecito conservare il dubbio che il quadro prospettico complessivo non fosse così positivo come quello disegnato dall’indice meno noto della coppia, ma ora che entrambi hanno ripreso a salire, confermandosi a vicenda proprio come auspicava Charles Dow, risulta difficile credere che il mercato stia cadendo in errore e che il trend rialzista non sia genuino.
Al contrario diventa possibile immaginare il raggiungimento dei propri massimi storici, toccati nel gennaio 2000 in area 11700, da parte del Dow Jones Industrial nel corso dei prossimi mesi. La ventata di ottimismo che il compimento di una impresa di questo tipo porterebbe è facile da immaginare. E’ vero che già nel corso del 2005 o addirittura prima (come nel caso della borsa australiana) sono stati molti gli indici a superare i propri precedenti massimi storici, toccati per la maggior parte nel 2000, non solo il già citato Transportation ma ad esempio anche l’indice della borsa Canadese o quello di Hong Kong, ma se fosse il ben più rinomato e seguito Dow Jones Industrial a fare registrare un nuovo massimo storico si tratterebbe di un evento capace di attirare l’attenzione anche del pubblico meno attento.
Il Dow Jones al di sopra dei 12000 punti potrebbe convincere molti di quei risparmiatori che ancora sono titubanti ad entrare nuovamente in borsa dopo il crollo del 2000 a farlo, portando nuovi volumi a sostenere la causa del rialzo. I pessimisti potrebbero affermare che un tale fatto rappresenterebbe il classico climax di un trend, quello durante il quale anche il pubblico meno informato decide di investire in borsa, con un timing errato rispetto agli investitori più accorti che nelle stesse fasi iniziano invece a monetizzare i guadagni fatti.
Uno sguardo al passato fornisce tuttavia una idea di quello che potrebbe verificarsi in futuro: nel periodo tra il 1987 ed il 1990 infatti il Dow Jones Industrial andò prima incontro ad una fase di ribasso violenta, decisamente meno importante di quella vissuta nel triennio 2000-2002, ma in ogni caso rilevante, e poi ad una lunga fase di accumulo terminata proprio nel 1990 con la rottura dei massimi del 1897. Quei tre anni di lateralità sono serviti come base sulla quale costruire il rialzo dei 10 anni successivi.
E’ quindi possibile che gli ultimi due anni, nei quali l’indice si è mosso per vie laterali, servano come sostegno ad un nuovo rialzo di lunga durata. Del resto in base alla teoria delle onde di Elliott i target per la fase di rialzo in corso sono, il primo a quota 12000, il successivo a 13000 punti. Tale approccio, di utilizzo comune quando si tenta di dare una lettura prospettica del mercato, individua due possibili tipologie di movimento, quelle impulsive e quelle correttive.
Le prima tipologia, quella che compone il trend principale, è formata da 5 segmenti, chiamati onde, direzionati alternativamente al rialzo ed al ribasso, la seconda è formata da tre soli segmenti che ritracciano parzialmente l’estensione delle fasi impulsive. Il rialzo dai minimi del 2002 è formato per il momento da 4 segmenti almeno, 4 onde, i primi 3 nettamente disegnati tra l’ottobre 2002 ed il febbraio 2004, il quarto costruito dalla fase laterale dell’ultimo biennio. All’appello mancherebbe quindi un quinto segmento per completare la sequenza impulsiva. La teoria delle onde di Elliott fa affidamento ai rapporti di Fibonacci per la determinazione degli obiettivi.
L’estensione dell’onda 5 è usualmente proporzionale a quella della 1, il che fornirebbe un primo target per la serie impulsiva in area 11900/2000. Nel caso onda 5 estendesse rispetto alla prima fase della serie impulsiva l’obiettivo verrebbe invece spostato in area 13000. A partire da queste resistenze potrebbero verificarsi correzioni, anche rilevanti, tuttavia è importante sapere che tutta la fase dai minimi del 2002, se i massimi del 2000 verranno superati, avrà elevate probabilità di essere solo la parte iniziale di una fase impulsiva di ordine maggiore rispetto alla attuale, che si rivelerebbe quindi a sua volta solo la onda 1 di una sequenza impulsiva più ampia. Tale sequenza sarebbe in grado di garantire quindi uno sviluppo rialzista simile a quello visto nella decade dal 1990 al 2000 ricordata in precedenza.
La teoria delle onde conferma che alla rottura di area 11750/2000 si potrebbero aprire spazi di rialzo significativi per l’indice, almeno altri 1000 punti di crescita che giustificherebbero quindi la decisione di continuare a rimanere investiti in borsa, e non solo in quella americana ovviamente. Volendo cercare delle conferme riguardo il potenziale di sviluppo rialzista della borsa Usa è possibile analizzare il grafico dello S&P500. Il paniere dei 500 maggiori titoli della borsa americana ha superato ad inizio 2006 quota 1250, 62% retracement del ribasso dai massimi del 2000.
Tale quota di ritracciamento, ultima nella scala di Fibonacci più comunemente utilizzata, rappresenta il punto oltre il quale per convenzione un movimento perde i connotati di semplice correzione per guadagnarsi la dignità di un trend autonomo. Oltre 1250 quindi il rialzo dello S&P500 dai minimi del 2002 potrebbe non essere più una correzione della discesa da area 1550, ma rappresentare la ripresa del trend rialzista visto fino al picco del 2000, destinato quindi a fare registrare nuovi massimi superiori ai 1550 punti.
Anche in questo caso chi legge il mercato utilizzando la teoria delle onde può ipotizzare un quadro dove manca all’appello ancora un’onda 5 per completare la sequenza impulsiva iniziata con i minimi dell’ottobre 2002. L’onda 5 della serie potrebbe avere, in base alla ampiezza di onda 1, un primo target in area 1360, successivamente in caso di rottura di questa resistenza, in coincidenza con i massimi di 1550. Una evoluzione di questo tipo per lo S&P500 significherebbe il proseguimento del rialzo anche per i listini azionari europei: l’indice di correlazione calcolato su base annua tra S&P500 ed indice Eurostoxx si è mantenuto al di sopra di quota 0,6 (correlazione elevata e positiva) per la maggior parte del tempo nel corso degli ultimi 5 anni.
Nel caso dello S&P500 sarebbero discese al di sotto dei 1250 punti a cancellare l’ipotesi che l’onda 5 della serie sia ancora in corso, prospettando invece l’avvio di una correzione decisa del rialzo degli ultimi anni, con obiettivi tra 1050 e 1150. Sarà quindi questa la soglia che anche l’investitore domestico dovrà tenere sotto stretto controllo per decidere sulla opportunità di mantenere intatto il proprio portafoglio azionario oppure ridurlo per difendersi dal rischio di un ribasso che potrebbe erodere una parte consistente dei guadagni precedentemente accumulati.
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