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(WSI) –
La bolla del Nasdaq scoppiò il 10 marzo del 2000 e oggi, a distanza di sette anni, qualcuno teme che quei tempi possano tornare. Le differenze rispetto a quel periodo rimangono comunque notevoli e molti operatori sono convinti che la recente debolezza sia solo una salutare correzione. Ciò non toglie che, dopo quattro anni esatti di rialzi, alcuni settori non sono più a buon prezzo.
«Esistono dei casi in cui l’andamento degli utili societari e quello dei corsi azionari sono divergenti – spiega Sergio Pigoli, presidente di Pigoli Consulenza – Stm e Banca Popolare di Milano, solo per citare due esempi, hanno abbassato le stime ma il mercato non ha voluto recepire il messaggio mandato dal management».
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Su alcuni titoli, poi, si stanno verificando fenomeni speculativi che ricordano molto da vicino quando accadeva, su scala molto più vasta, verso la fine degli anni Novanta. E, ancora una volta, i protagonisti sono i titoli tecnologici. Per rendersi conto di queste dinamiche basta guardare i grafici di titoli come Fidia, Exprivia e Olidata che, in assenza di qualsiasi notizia di rilievo, sono triplicati o quadruplicati da inizio anno. «A Piazza Affari alcuni titoli sono completamente in balia della speculazione – spiega Giovanni Colombraro, trader professionista – osservando il book si può notare come qualche grosso acquirente cerchi regolarmente di spingere i titoli fino alla sospensione, per poi disfarsene non appena vengono riammessi alle contrattazioni e vanno a fare un ultimo massimo».
Spiegazioni ufficiali per questi movimenti non ci sono. Anzi, alcune delle società coinvolte hanno detto di non sapere cosa ci sia dietro queste oscillazioni così violente. «Non ritengo corretto parlare di una nuova bolla dei titoli tecnologici ma di fenomeni speculativi che coinvolgono titoli che si possono muovere facilmente – spiega Alessandro Frigerio, gestore di Rmj Sgr – Oltre a Fidia, Exprivia e Olidata è stata coinvolta una società come Ciccolella che capitalizza solo 76 milioni». Ma vediamo nel dettaglio la situazione delle tre società tecnologiche.
LA BOLLA HI-TECH. Fidia, produttore di software di Torino capitalizza oggi 85 milioni di euro, dopo aver visto lievitare i propri titoli dai 5 euro di fine dicembre agli attuali 18 euro. Anche il 2006 si è chiuso in perdita (per 1 milione di euro), mentre i ricavi sono passati da 35 a 39,3 milioni, meno della metà del valore in Borsa. Dopo la pubblicazione di questi dati, Twice, l’unica Sim che segue il titolo, ha scritto che il fair value è di 7,4 euro. Non molto più brillante è la situazione dell’ex Aisoftware, Exprivia. L’anno scorso le vendite sono aumentate del 10% a 44,2 milioni, mentre il risultato netto è passato da una perdita di 2,7 milioni a un utile di 1,1 milioni. La trimestrale, pubblicata il 21 marzo, è stata accolta in Borsa da un ribasso di quasi il 6% a 2,82 euro. Anche il management di Exprivia ha detto per ben due volte nell’arco di pochi mesi alla Consob di non sapersi spiegare l’andamento dell’azione. Fatto sta, però, che il presidente e socio fondatore Francesco Gardin ha ripetutamente sfruttato i rialzi per vendere parte delle azioni in suo possesso per quasi 500 mila euro. Una decisione che non stupisce visto che il target price indicato da Banca Imi è 1,17 euro. Infine, val la pena citare Olidata. Anche il produttore di Pc, che ha un indebitamento netto in costante crescita, si è distinto per i forti rialzi in Borsa e la vendita di grossi pacchetti da parte degli azionisti di maggioranza. Poseidone srl, azionista con quasi il 50%, ha sfruttato il rally dei titoli per vendere un pacchetto del valore di 644mila euro. Al 30 settembre (l’ultimo dato disponibile) era pari 56 milioni. L’ultimo report sul titolo risale all’ottobre 2000 ed era a firma di Intermonte.
SETTORI. A Piazza Affari non sono però solo alcuni singoli titoli a mostrare segnali di sopravvalutazione. Anche qualche settore quota a multipli decisamente superiori rispetto alla concorrenza europea. Prendendo come riferimento i sottoindici dello Stoxx600 e quelli di Borsa Italiana emerge che i divari maggiori rigurdano il settore immobiliare, quello dei servizi finanziari e quello del turismo. Il rapporto fra prezzi e utili delle banche e delle assicurazioni italiane è pari 43, contro il 9 dei rivali europei. Va però rilevato che, secondo le stime Bloomberg, questa forbice è destinata ad annullarsi nel corso del 2007, perché alla fine di quest’anno il P/e sarà pari a 22 per entrambi i gruppi. L’esatto opposto vale invece per le società immobiliari, che sono tra l’altro esposte a un possibile discesa dei prezzi delle immobili: quelle italiane vantano oggi un P/e di 13 e quelle europee di 19, ma alla fine del 2007 le parti saranno invertite. Il P/e di casa nostra salirà fino a 30, mentre quello del sottoindice dello Stoxx600 scenderà a 17. Per quel che riguarda il comparto turistico la sopravvalutazione di Piazza Affari è nell’ordine del 20%. «Un altro settore che ha fatto registrare un buon andamento nonostante la presenza di dinamiche che schiacciano gli utili – fa notare Pigoli – è quello dei media».
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