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“Donna, cerco lavoro”: ma arrivano solo risposte hard

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Il contenuto di questo articolo, pubblicato da La Stampa – che ringraziamo – esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

Roma – Sono una donna un po’ disperata, ho bisogno di lavorare. Potrei essere una studentessa non bambocciona che vuole pagarsi la stanza in affitto facendo le pulizie o la baby-sitter, oppure potrei essere una qualsiasi giovane straniera, una delle tante che entrano poi nelle case delle famiglie italiane a dare una mano.

Ma potrei anche essere una donna più matura che per uno dei mille motivi di una società in crisi abbia bisogno di trovare un lavoro rapidamente e non abbia altre competenze se non il saper crescere figli o pulire un pavimento. Nulla di male, sono lavori anche questi, eppure quello che una donna in difficoltà incontra lungo il proprio cammino è un percorso pieno di lusinghe, offerte di mondi incantati o inferni, voci suadenti, allusive, ma anche video porno nella casella di posta elettronica, sms nauseanti fin dalla prima parola.

Il primo annuncio ha la stessa percentuale di ammiccamento degli elenchi telefonici. Si parla di una ragazza di 25 anni, straniera, con ottima padronanza della lingua italiana che cerca lavoro come baby sitter o come colf. Aspetto fisico? Nemmeno lontanamente citato. Riferimenti a una disponibilità a fare qualcosa di più di occuparsi di bambini o delle pulizie? Nemmeno a livello subliminale, sembrerebbe.

E invece basta pubblicare queste parole su un frequentatissimo giornale di annunci nell’Italia del 2012 per scatenare pulsioni degne di un bordello di quart’ordine o immaginare chissà quali propensioni da parte della povera venticinquenne. E’ metà febbraio quando invio la richiesta di lavoro a «Porta Portese»: da quel momento per il mio telefonino non c’è più pace e non è l’idea della straniera a suscitare tanto interesse. Più primordialmente basta che si tratti di una donna.

I primi ad arrivare sono i professionisti, quelli che ogni settimana spulciano gli annunci a caccia della preda di turno e che chiamano una raffica di numeri senza ricordare bene poi con chi stanno parlando perché, per loro, una vale l’altra purché sia sufficientemente giovane e non inguardabile.

Gina, accento romano marcato, una donna che procura donne da inserire nell’oscuro mondo delle comparse e dei book fotografici dove tutto può accadere. «Lavoro nel mondo del cinema», ripete più volte come un disco un po’ rotto, fa cadere lì la produzione di un film di Tinto Brass che partirà a breve ma se a me interessa un genere diverso ci sono anche altri film, fa il nome di alcune agenzie, roba di prima qualità, assicura.

Chiede l’età, si compiace all’idea di qualcuno con carne fresca. Le origini o la cittadinanza, invece, sono dettagli del tutto irrilevanti. La domanda arriva dopo un po’: sono disposta a spogliarmi davanti a lei e ad un professionista? Solo per mettermi in costume da bagno, non per altro, eh.

La seconda telefonata è ancora più cupa. Stavolta si tratta di un uomo, cerca una ragazza per fare «piccole pulizie». Durante la telefonata si scopre che la ragazza deve essere di «bella presenza» e «libera da impegni familiari», e che se mi «interessa» si può anche fare altro.

Ogni settimana lui e il suo socio, infatti, organizzano delle cene ed è lì che serve una giovane carina. Il guadagno è garantito: 10 euro per le «piccole pulizie», a partire da 100 euro per le cene. Quindi arrivano gli uomini soli, quelli che cercano qualcuna che badi a loro in tutti i sensi, in quella inquietante confusione che alberga in alcuni esseri del genere maschile che li porta a considerare una donna che entri nella loro casa a disposizione completa di ogni loro bisogno o necessità.

Uno si chiama Roberto che vorrebbe una fidanzata e, eventualmente, sarebbe anche disposto a pagare. Arriva Domenico, 39 anni, vive con madre e padre anziani in Abruzzo. Mi chiede di stabilirmi cinque giorni a settimana nella sua casa notte e giorno a occuparmi delle pulizie. Insiste molto, offre 700 euro al mese, è felice di sapere che non ho legami, che sono italiana e lascia cadere lì qualche parola sulla sua solitudine.

La terza e ultima ondata è quella degli sms, alcuni esplicitamente pornografici, altri solo implicitamente. La sensazione è che il mio numero di telefono sia entrato nel circuito di qualche lista a luci rosse. Quello che chiedevo, un lavoro come colf o baby sitter senza temere di finire chissà come nel giro di pochi giorni, nessuno me l’ha offerto.

Anche il secondo annuncio ha una percentuale di ammiccamento decisamente bassa. E’ la versione maschile della giovane venticinquenne, tutto identico tranne il genere. Telefonate? Zero. Sms. Meno che mai. A quel punto inserisco l’ultimo annuncio, stavolta decido di cercare lavoro come colf o baby-sitter e di essere un’italiana di 37 anni.

Anche in questo caso l’effetto è chiarissimo. Del tutto scomparsi i procacciatori di carne femminile fresca che una 37enne purtroppo non può avere. Arrivano gli altri, i soliti che pensano che una donna che pulisca la loro cucina possa anche entrare nel loro letto. E lo dicono candidamente come un pensionato di Tivoli che scrive: «Cerco donna per fidanzamento/convivenza, offro anche aiuto economico».

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