
Il predominio del dollaro, la riserva valutaria predominante nel mondo sia tra i privati che tra le banche centrali, dura da almeno 70 anni, ma è “storicamente insolito” e presto è destinato a finire. Lo sostiene un gruppo di economisti illustri in un nuovo libro pubblicato questo mese, dal titolo “How Global Currencies Work: Past, Present, and Future” ed edito da Princeton University Press.
L’economia americana tra chiaramente beneficio da un mercato obbligazionario molto liquido e da una divisa che sgrassa gli ingranaggi del sistema finanziario, ma secondo Barry Eichengreen, professore di economia all’Università californiana di Berkeley ed esperto dei sistemi valutari internazionali, e secondo gli economisti della Bce Arnaud Mehl e Livia Chițu, in futuro a governare saranno più divise, probabilmente anche lo yuan e l’euro, se esisterà ancora.
Il mondo ‘dollaro-centrico’ come lo conosciamo ora ha i giorni contati: prima o poi, “più probabilmente prima che poi“, più riserve valutarie mondiali coesisteranno, secondo Eichengreen e colleghi. Già nel periodo tra le due Guerre la sterlina britannica e il dollaro Usa condividevano lo status di riserva mondiale pressapoco in maniera equa, a seconda dell’anno. E prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, anche se la sterlina era la moneta più importante e più presente nelle riserve mondiali, anche il franco francese e il marco tedesco avevano una certa importanza.
“Da questo punto di vista, è la seconda parte del 20esimo secolo che costituisce l’anomalia e non il contrario”.
“L’assenza di alternative valide ha permesso al dollaro di monopolizzare il ruolo di valuta di riferimento”, scrivono gli autori del libro di economia.
Secondo loro ci avviciniamo al “ritorno a un periodo in cui più valute di riferimento coesistono nei mercati internazionali su basi più eque”. Il dollaro sarà dunque costretto a condividere il suo predominio, ora assoluto, con lo yuan, aiutato anche dalla spinta della Russia, e con l’euro. Quanto rapidamente si arriverà a questo passaggio di consegne dipende dalle azioni che intraprenderà il presidente con idee di stampo protezionista Donald Trump, secondo Eichengreen.
Lo status di valuta internazionale non è un gioco in cui emerge un solo vincitore, ha spiegato Eichengreen in un’intervista a Quartz. Sul palcoscenico globale c’è spazio per più divise di riferimento. La tecnologia finanziaria consente di passare da una moneta all’altra più facilmente. È un po’ quello che è successo con i sistemi operativi nel mondo dell’informatica: oggi non siamo più costretti tutti a usare Windows ma abbiamo libertà di scelta.
Il monopolio del dollaro come valuta riserva internazionale, proprio come è terminato quello del software di Microsoft, ha i giorni contati. Dagli Anni 20 il mondo dollaro-centrico è l’unico sistema che abbiamo conosciuto e il timore è che il cambiamento potrebbe causare turbolenze. Se le politiche dei governi e delle banche centrali rimangono buone e robuste, “l’evoluzione potrebbe essere indolore”, secondo l’economista.
Sotto un altro punto di vista, tuttavia, “se ci dovesse essere una sorta di shock politico“, che potrebbe essere finanziario ma anche commerciale, oppure puramente politico-economico interno (per esempio se il Congresso Usa non dovesse riuscire a trovare un’intesa per innalzare il tetto del debito federale), allora “penso che si possono prevedere svolte drastiche“.
“Dipenderà anche da cosa la gente, che ora reputa i bond del Tesoro Usa come un rifugio sicuro, penserà del debito Usa e dei titoli denominati in yuan. Questi ultimi potrebbero continuare a essere ritenuti “poco sicuri per via dell’inaffidabilità del principio di legalità in Cina”. “Perdere la reputazione di bene rifugio sarebbe un evento molto tragico per i Treasuries Usa“.