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Dollaro torna a confermarsi la valuta rifugio a dispetto di yen e franco

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LEGNANO – I macrotemi, a cui gli investitori stanno dimostrando di prestare attenzione a fasi alterne di breve durata, sono sostanzialmente rimasti gli stessi e ieri sono arrivati dei nuovi tasselli sulla situazione del debito sovrano in Europa e sulla situazione economica cinese.

Per quanto riguarda il primo argomento, ha sorpreso il mercato il downgrade da parte di Moody’s della Spagna, che ha ricordato a tutto il mondo come sia grave la situazione che stiamo vivendo nel vecchio continente. Se guardiamo le reazioni dei mercati, l’occhio ci cade soprattutto sull’azionario, dove abbiamo visto forti vendite di rischio, mentre sul valutario quello che è tornato a confermarsi valuta rifugio è il dollaro americano, che è andato a rafforzarsi contro tutte le maggiori divise contro cui è quotato. Meno i flussi su yen e franchi svizzeri, mentre le commodities rimangono su livelli sostenuti, sopra i supporti importanti, ma non fanno segnare nuovi massimi.

Le indicazioni che possiamo trarre da questi movimenti, ci fanno capire come lo stato di nervosismo degli investitori sia ancora alto, ma che sia inferiore rispetto a quando è scoppiata la crisi libica, dove tutto si muoveva come da perfetto manuale di avversione al rischio.

Parlando dei dati cinesi invece, che hanno visto la bilancia commerciale passare da positiva a negativa durante il mese di febbraio, con -7.30B usd contro i precedenti 6.45b usd e delle attese che si aggiravano intorno a 4.90/5B usd e che hanno dipinto una situazione dell’import/export con forti cali, soprattutto dal punto di vista dell’esportazione di beni, facendo segnare un +2.4% rispetto ad un precedente +37.7%. Le importazioni invece, +19.4 contro un precedente +51%, dobbiamo aggiungere i dati relativi all’inflazione, alla produzione industriale ed alle vendite al dettaglio. Il CPI è tornato al 4.9%, indicandoci che le mosse della PBOC potrebbero star perdendo la propria efficacia, mentre dal punto di vista della produzione industriale si battono di poco le aspettative con un +14.1% rispetto ad un +13.3% stimato, mentre le vendite al dettaglio deludono, pur rimanendo a +15.8% (aspettative a +19%).

Questo ci dà conferma che l’espansione economica cinese sta rallentando, e tutto ciò, osservato insieme alla situazione degli altri Paesi del mondo, fa aumentare i timori che una nuova ondata di timori relativi ai rischi di crescita globale possa verificarsi, aiutata anche dall’alto prezzo del petrolio, che come detto, fino a che non verranno stemperate le tensioni in medio oriente, rischia di potersi mantenere sui livelli massimi dell’ultimo periodo.

La cosa che aggiunge ulteriore preoccupazione, è che ci pare che il trasferimento degli effetti dei recenti aumenti dei prezzi del petrolio si siano già trasferiti all’economia reale, andando a pesare sulle bilance commerciali di Cina, Usa (-46.3B$ vs prec. -40.3B$) e Germania (ancora in surplus con 10.1B€ vs. prec. 12.2B€).

Ieri sono stati rilasciati anche i dati sui jobless claims, usciti a +397K, lontano da quello che poteva essere ben interpretato dagli analisti (rilevazione inferiore alle 350.000 unità) ma comunque inferiore ai 400k, limite oltre il quale avremmo dei segnali che la situazione del mercato del lavoro non sarebbe più in lieve miglioramento. Oggi attenzione alla pubblicazione delle vendite al dettaglio americane relative al mese di febbraio, dove ci attendiamo un +0.9%, superiore rispetto al timido +0.3% fatto segnare in gennaio, ed un Michigan che potrebbe uscire inferiore alle aspettative, in quanto il caro petrolio potrebbe influenzare la fiducia dei consumatori americani.

Passiamo ora a concludere la settimana con l’ultimo appuntamento di analisi tecnica.

L’immancabile eurodollaro ha portato a termine, forse solo per ora, il movimento ribassista incominciato ad inizio settimana, dopo l’escursione passeggera oltre il massimo di 1.40. Toccata quindi con estrema precisione la linea di tendenza che stiamo osservando come ultima possibilità di tenuta, rimane ora una grande alea di incertezza sulle prossime evoluzioni. Essendo così importante l’area di 1.38, crediamo che un superamento a ribasso possa innescare una grande quantità di vendite e portare ad un rapido rafforzamento del biglietto verde: in questo caso potrebbe essere utile dare uno sguardo alle percentuali di ritracciamento di Fibonacci, le quali come primo obiettivo suggeriscono un potenziale raggiungimento di 1.3590. Se viceversa quest’area dovesse tenere, e lo sapremo entro breve data la vicinanza con il livello dinamico di supporto, la prospettive si fanno più favorevoli alla moneta unica, che avrebbe forza sufficiente per completare la salita nei pressi di 1.4250.

Osserviamo ora il cambio UsdJpy che, nel proprio percorso di ripresa dai minimi a cavallo di inizio mese, continua con buona costanza, senza grossi sconvolgimenti. Ieri è stato oltrepassato il livello di 83 che, ricorderete, abbiamo considerato come livello per una ripresa ulteriore del cambio. Ora i prossimi rialzi transitano necessariamente da 83.50 e 84 figura, decisamente il livello più interessante ed in grado di far mostrare davvero qualcosa di nuovo al cambio, a distanza di mesi di movimenti vicino ai minimi storici.

Abbiamo mostrato ieri la lateralità con il quale si stava muovendo il cambio EurJpy. Ebbene abbiamo assistito ad una rottura a ribasso del range particolarmente stretto e ad una momentanea ripresa di volatilità, sino al minimo di 114.20, esattamente sul livello statico precedente (si veda il 21 febbraio scorso). Ora i prezzi sono di nuovo tornati prossimi a 115 figura, quindi di fatto rientrando nella fase di tranquillità in attesa di un evento scatenante. Ciò che abbiamo però visto ieri è da considerare importante: ovvero la conferma dell’area di 114 figura come supporto per le prossime evoluzioni del cambio che al momento appaiono rialziste e con obiettivi prossimi a 116, facilitate dalla rottura di 115.25.

È ripresa, ieri, la discesa della sterlina nei confronti del biglietto verde. L’obiettivo in questo caso continua a risultare essere un’area prossima a 1.60, dove transitano una serie di massimi e minimi visti fra gennaio e febbraio, oltre ad essere area di transito della prima percentuale di ritracciamento di Fibonacci del movimento in salita compreso fra 1.5330 e 1.6345.

Rimaniamo a parlare della sterlina, che ha ieri perso terreno anche nei confronti della moneta unica. In questo caso è stato visto un ritorno sull’area di 0.86 figura immediatamente nei minuti successivi alle dichiarazioni di un nulla di fatto da parte della BoE. Per l’immediato (grafico 15 minuti) sarà interessante osservare il superamento di 0.8610, in grado, data la frequenza di tentativi di rottura, di portare a quel minimo di volatilità necessario ad un ritorno del cambio sui massimi di 0.8635 ed eventualmente 0.8670 (il massimo registrato negli ultimi quattro mesi di scambi).

L’indebolimento di ieri della moneta unica ha favorito una ripresa del franco svizzero, che ne ha approfittato per sorpassare qull’importante supporto che abbiamo identificato in 1.29. Se osserviamo lo scenario da una maggior distanza, un grafico giornaliero, ci rendiamo conto come in realtà la ripresa del cambio non è stata compromessa e non lo sarà sino alla rottura di 1.28, a cui comunque ieri siamo andati molto vicini, avendo mostrato il cambio un minimo di 1.2830.

Concludiamo con il cambio UsdChf, che attraversa ancora una fase piuttosto incerta non riuscendo ad allontanarsi dall’area prossima a 0.9320. Anche in questo caso la tendenza in “timida” ripresa continua sino a che non sarà rotto il livello dinamico di supporto passante per 0.9290.

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