Dollaro da domani alla prova dei mercati dopo il vertice di Londra del G7 (che ha condannato l’ “eccessiva volatilita” dei cambi definiti “non desiderabili per la crescita economica”) e il livello minimo da tre mesi sull’euro (a 1,2868) raggiunto venerdì scorso a Wall Street. Ad innescare la discesa della quotazione era stato nel fine settimana il presidente della Fed, Alan Greenspan, che si è pronunciato a favore di un possibile riequilibrio dei conti con l’estero Usa.
Dichiarazioni che avevano dato ossigeno al biglietto verde e che sono state corroborate dalla presa di posizione dei ministri finanziari del G7. Il meeting londinese dei principali paesi industrializzati insieme alla presa di posizione del governatore Usa (“un cambio euro-dollaro a 1,29 è sempre meglio di 1,39”, le sue parole riportate dai colleghi governatori) sembra dunque aver già prodotto un primo risultato con la rivalutazione della divisa Usa: toccherà adesso ai mercati, a partire da domani, verificare se questa discesa è destinata a proseguire nei prossimi giorni o meno. Le condizioni di un maggiore equilibrio mondiale sembrano comunque esserci e, come ha riassunto il ministro del Tesoro Siniscalco, anche se “il tasso di crescita non è ancora soddisfacente in termini assoluti, è certamente migliore in confronto agli ultimi tre anni”.
Resta da verificare poi l’effettiva portata dei suggerimenti del G7 alle autorità monetarie cinesi (ma sminuiti dal governatore Zhou Xiaochuan) invitate a “cambiamenti adeguati” attraverso l’adozione di un sistema di cambi variabili che abbandoni l’attuale ancoraggio dello yuan al dollaro. Il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, spiegando i termini assolutamente amichevoli della questione, ha precisato che “vi è un dialogo continuo con i cinesi e questo G7 è stato un momento importante per capire le reciproche posizioni”. Non a caso, ha sottolineato come il comunicato finale sulla “indesiderabilità delle fluttutazioni eccessive dei cambi”, sia stato firmato anche dai cinesi.