Legnano – Continua la fase di incertezza dopo il forte sell off di lunedì sul rischio con le borse che oggi in Asia stanno facendo registrare risultati misti e che ieri hanno timidamente tirato su la testa, soprattutto in Europa.
Intanto dall’America ci arriva la pubblicazione del Beige Book, il documento pubblicato periodicamente dalla Fed (8 volte all’anno due settimane prima degli incontri del FOMC) e che riassume lo stato di salute dell’economia americana con una particolare attenzione all’andamento dei consumi ed alle condizioni del mercato del lavoro.
Le notizie che ci giungono da esso, come si può notare andando ad osservare le mancate reazioni del mercato, non sono state in grado di cambiare l’outlook di medio periodo sul dollaro americano, che attualmente rimane ancora bearish. Gli ultimi dati sulle spese dei consumatori e tutte le altre rilevazioni contenute nel report indicano che la ripresa USA rimane integra, ma nonostante questi dati e le intenzioni manifestate da Obama di effettuare dei tagli alle spese nell’ordine dei 4 trilioni di dollari, gli investitori sono ancora riluttanti ad acquistare strutturalmente dollari.
Il prospetto che deriva dalla combinazione dei tagli alle spese e della ripresa che non ha ancora ricevuto la giusta fiammata, vede una Fed che non ha assolutamente fretta di andare a normalizzare la propria politica monetaria, tanto più che ora i prezzi delle commodities hanno subito un calo consistente, ma che comunque non è in grado di allontanare i timori sull’aumento delle pressioni inflattive, soprattutto per l’area euro, che vede così la propria Banca Centrale in pole position ancora a livello di possibilità d’azione.
Andando ad analizzare un po’ più a fondo il BB, notiamo come la ripresa sia trainata dalla crescita dei posti di lavoro assegnati e dall’accelerazione che si sta vivendo nell’attività manifatturiera. La maggior parte dei 12 distretti partecipanti alle ricerche ha riportato che nel breve periodo le cose dovrebbero continuare bene, anche se permane la preoccupazione per il settore del real estate.
Quasi tutti i distretti (10) hanno dichiarato che si stanno vedendo leggermi miglioramenti nelle spese dei consumatori, e questo ci è stato confermato dalla pubblicazione delle retail sales ieri, che hanno fatto registrare un +0.4%, leggermente inferiore alle attese di mercato, ma che comunque rimane in territorio positivo nonostante si tratti di un dato in calo rispetto al +1.1% segnato in febbraio e rispetto alle precedenti 9 rilevazioni, il che significa un trend senza dubbio ascendente, ma che necessita di un ulteriore spinta per far sì che la ripresa acquisti più forza. In un quadro generale che vede molti Paesi in difficoltà continua dunque la caccia a chi è messo meno peggio e le motivazioni che vorrebbero un sostegno maggiore alla divisa a stelle e strisce, non risultano essere ancora abbastanza forti.
Diamo uno sguardo ai cambi, cominciando dalla moneta unica nei confronti del dollaro, stabilmente in una fase positiva. È da metà gennaio, o metà febbraio se preferite, che la trendline di sostegno al movimento continua il proprio percorso, con un paio di occasioni solamente di tentata rottura. Per le prossime ore il supporto più rappresentativo si trova a 1.4250, dove transita la linea di tendenza appunto, dove transita inoltre la media mobile esponenziale a 100 periodi su un grafico a 4 ore (coincidente con la media a 21 su grafico orario) e dove infine abbiamo visto il cambio arrestarsi in due occasioni, rispettando il massimo precedente di riferimento.
Individuato con buona precisione il supporto di questo movimento, notiamo come per giungere all’obiettivo indicato da più tempo a 1.4580 (massimo del 13 gennaio 2010) sia da oltrepassare il livello di resistenza di breve incontrato dai prezzi a 1.4520. Data la lontananza del livello di supporto e la vicinanza dell’obiettivo, l’idea per chi fosse scarico di euro, potrebbe essere di attendere una potenziale rottura del massimo obiettivo di riferimento, oltre il quale si potrebbe scatenare un movimento di breakout interessante, che in teoria avrebbe ulteriore spazio di riportare la moneta unica sui prezzi di novembre 2009 (1.50 e oltre). Questo ci viene suggerito da un grafico di lungo periodo, grazie all’ausilio delle percentuali di ritracciamento di Fibonacci, osservando che non ne rimangono più alcune per la ripresa totale del movimento a ribasso compiuto fra 1.5140 e 1.1890.
Successivamente allo strappo ribassista di due giorni fa, il cambio UsdJpy è rimasto particolarmente stabile e prossimo a 83.50, che è in effetti il più importante livello di supporto di breve emerso di recente. Come più importante livello invece nel lungo periodo continuiamo a pensare a 82.10-20, dato dalla linea di supporto evidenziata più volte. Sino a che non avremo una fuoriuscita dal supporto chiave o dalla resistenza, compresa fra 85.50 e 90, potremmo continuare ad avere un cambio particolarmente stabile.
Vediamo ora il cambio EurJpy che ha confermato quasi perfettamente, per ben due volte negli ultimi due giorni, quanto il livello di supporto di 120 sia considerato dal mercato. Ora i prezzi si sono allontanati ma nulla impedisce di considerare questo come più importante indicatore di un movimento ancora in salita o l’inizio di una inversione. Allo stesso modo possiamo individuare 122.20 (ricorderete questo come livello indicato come passata resistenza), confermata dai recenti massimi compiuti dalla riapertura del mercato domenica sera.
Passiamo a vedere il cable, dove non notiamo nulla di differente rispetto ai giorni passati in settimana. Continuiamo, anche in questo caso, a controllare i livelli mostrati dai prezzi di recente, 1.6240 e 1.6420, attendendo quale dei due capitolerà per primo per cercare di intuire da quale parte riprenderà la volatilità, dato che da qualche settimana assistiamo a continui saliscendi senza una meta chiara in testa.
Rimaniamo a parlare della sterlina, contro euro ora, per notare come l’obiettivo di 0.8930 sia stato praticamente raggiunto ieri, portando così a compimento quel percorso rialzista da noi molto seguito sino da metà febbraio. Ora le sorti del cambio dipendono da questo livello di resistenza (i prezzi infatti hanno già rimbalzato 65 punti a ribasso) che se dovesse continuare a tenere potrebbe rappresentare un perfetto doppio massimo e portare ad un’inversione dei prezzi almeno sino a 0.87 figura. Inutile dire che un eventuale superamento invece, sulla scia di questo momento favorevole alla moneta unica, potrebbe avvicinarci nuovamente ai livelli abbandonati a gennaio 2010, al di sopra di 0.91.
Vediamo ora un aggiornamento sul franco svizzero, che ha di nuovo avuto vita facile nei confronti dei due maggiori antagonisti, andando addirittura a segnare un nuovo livello storico.
Stiamo ovviamente parlando del cambio UsdChf che è giunto al di sotto di 0.8930, il minimo precedente, arrivando a toccare 0.89 figura. Risulta piuttosto complesso ora intuire quale potrebbe essere il movimento da attendersi: ciò che appare sensato è attendere il ritorno dei prezzi al di sopra di livelli riconosciuti come resistenze, primo fra tutti 0.8990, per sperare in un’interruzione di questo movimento a ribasso in atto da inizio aprile.
Anche il cambio EurChf è risultato in calo, andando piuttosto vicino ad interrompere ufficialmente il percorso rialzista dell’ultimo mese con il superamento del primo livello di supporto a 1.2930 ma non con la rottura del livello statico creatosi a 1.29. Confidiamo infatti in quest’ultimo per decretare la ripresa del franco un rischio concreto per la ripresa della moneta unica.
Copyright © FXCM per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved