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DOLLARO GIU’, PER L’EURO SI APRE SETTIMANA RECORD

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Quella che si apre lunedi’ dovrebbe essere una settimana da record per l’euro. Secondo molti analisti il dollaro dovrebbe indebolirsi ancora e la moneta unica europea potrebbe superare così il suo massimo storico di 1,1933 dollari, raggiunto il 27 maggio, e arriverà fino a 1,20.

Da quando il 20 settembre G7 da Dubai ha auspicato maggiore flessibilità dei cambi e ha dato il via alla politica del dollaro debole l’euro si è apprezzato del 3,7% e lo yen del 4,7%.

“L’ampiezza del calo suggerisce un ulteriore indebolimento del dollaro e l’euro raggiungerà un nuovo massimo”, prevede Christopher Rupkey, economista della Bank of Tokyo-Mitsubishi di New York. “E’ chiaro che l’amministrazione americana vuole che il dollaro si indebolisca in modo da rafforzare l’export ed è molto probabile che la prossima settimana il dollaro scenda a 1,20 sull’euro e a 106 sullo yen”, dice da parte sua Brian Taylor, responsabile dei cambi per il Manufacturers & Traders Trust di Buffalo, New York.

Ad aspettarsi che l’euro superi il suo massimo storico è anche Karl Halligan, responsabile dei cambi a New York per la Cic, un raggruppamento di banche regionali francesi. “L’euro salirà a nuovi massimi – dice – e visti i movimenti dei cambi degli ultimi mesi tutto questo si risolverà in una diminuzione del deficit commercial statunitense”.

Il passivo commerciale ha già cominciato a ridursi, come ha già dimostrato il dato di agosto, reso noto venerdì, sceso sotto la soglia dei 40 miliardi di dollari. Mentre finora la banca centrale giapponese ha cercato di arginare il rafforzamento dello yen acquistando dollari, mentre invece da parte europea non ci sono stati finora segnali che il rafforzamento dell’euro sia ormai eccessivo.

Il presidente uscente della Bce Wim Duisenberg ha cercato di controbilanciare la situazione riportando l’attenzione sull’Asia nel tentativo di rallentare le vendite di dollari contro euro. La maggiore flessibilità dei cambi che è stata auspicata nel comunicato del G7, ha detto in una intervista al Sole 24 Ore, “non riguarda tanto il rapporto euro-dollaro, quanto i regimi di cambio adottati da molti paesi asiatici”.