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Dollaro alla riscossa, il 2012 sarà il suo anno

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New York – I loro stessi nomi dimostrano come di solito queste due categorie ragionano in modo diametralmente opposto: sono i ribassisti e i rialzisti, o anche “bullish o bearish”, che raramente (meglio dire quasi mai), condividono i loro outlook. Eppure, stando a quanto riporta un articolo di Bloomberg, c’è un aspetto della congiuntura Usa che sta mettendo d’accordo di questi tempi le due “squadre”.

E’ il futuro del dollaro: sia i pessimisti che gli ottimisti sono infatti sempre più d’accordo sul fatto che il biglietto verde sia destinato a salire, complice la crisi dei debiti sovrani che sta mettendo a dura prova la ripresa dell’economia globale.

Il dollaro viene considerato come la valuta più sottovalutata al mondo e dunque con il maggior potenziale di crescita; tanto che gli stessi strategist che fino a novembre avevano predetto una flessione della moneta contro le valute dei paesi che appartengono al G10, ora affermano di credere che il trend sarà positivo fino alla fine dell’anno.

D’altronde, c’è già qualche numero che suffraga questa ipotesi: dopo essersi indebolita contro le 16 principali valute di riferimento nel corso dell’ultimo decennio, (a parte la moneta messicana), la valuta Usa ha riguadagnato terreno contro 13 di esse a partire dallo scorso febbraio.

Le stime degli esperti sono diverse. Ma hanno tutte un elemento in comune. Il 2012 si confermerà l’anno della ripresa del dollaro: questo, anche perchè secondo un recente sondaggio di Bloomberg, il Pil americano salirà quest’anno del 2,3%, quasi il doppio rispetto al timido +1,26% delle nazioni che compongono il Gruppo dei 10; e, anche se le cose non dovessero andare così, i ribassisti ritengono che il dollaro guadagnerà lo stesso, dunque anche in caso di rallentamento della crescita americana e di peggioramento della crisi dei debiti in Europa, visto che i Treasury a quel punto saranno richiesti a man bassa da chi cerca asset sicuri, e la domanda del biglietto verde, di conseguenza, aumenterà.

Ken Dickson, direttore di investimenti presso la divisione valutaria del secondo money manager della Scozia, Standard Life Investments, fa parte della categoria dei rialzisti e giustifica il suo maggiore ottimismo sulla moneta con “il miglioramento delle prospettive economiche negli Stati Uniti”. Ci sono poi “ragioni aggiuntive, che includono i problemi della periferia; inoltre un euro più debole sarà necessario per permettere alla situazione economica europea di migliorare”. Per questo, Dickson ha un rating “overweight” sul dollaro contro lo yen e l’euro e afferma che il biglietto perde potrà salire anche fino al 9% circa a $1,20 nei prossimi sei mesi.

Il biglietto verde non trarrà dunque forza soltanto dai fondamentali Usa, più sani di quelli di molte altre economie. Gran parte della sua spinta sarà attinta infatti dalla debolezza dell’ euro che, secondo John Normand, responsabile della strategia dei mercati valutari presso JP Morgan a Londra, rischia di scivolare fino a quota $1,25, “nel caso in cui le condizioni di finanziamento dei debiti sovrani dovessero subire un ulteriore deterioramento” (detto questo, Normand prevede che l’euro potrebbe comunque recuperare nel corso di questo trimestre fino a $1,34).

In generale, se un sondaggio di Bloomberg aveva rivelato che in media gli strategist intervistati a novembre erano per un calo del dollaro del 4% contro le valute del G-10, ora un ultimo sondaggio mette in evidenza che gli stessi analisti prevedono un apprezzamento della valuta dell’1% entro la fine dell’anno.

In media, le attese sono per un valore euro/dollaro a $1,30 di un dollaro/yen a JPY 84 entro la fine dell’anno, contro le previsioni di novembre che parlavano di un rapporto euro/dollaro a $1,41 e di un cambio dollaro/yen a JPY 80. Ma, come abbiamo visto sopra, ci sono stime ancora più bullish.

La stessa Ocse ritiene inoltre il dollaro troppo sottovalutato. Secondo l’organizzazione, il biglietto verde è infatti l’unica valuta sottovalutata tra quelle del G-10 nei confronti dell’euro, con una sottovalutazione del 5,6%. La moneta unica, sempre secondo l’Ocse, sarebbe troppo debole nei confronti dello yen del 31% e del 24% nei confronti della controparte canadese.