*Pierpaolo Scandurra è Managing Director di www.certificatiederivati.it. I suoi commenti non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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(WSI) –
Nelle ultime settimane ci siamo spesso occupati di emissioni complesse e a volte complicate, in linea con la tendenza del mercato dei certificati, sempre più gremito di proposte strutturate di non facile comprensione immediata. Oggi invece torniamo a parlare della tipologia di certificato più semplice, il Benchmark: e lo facciamo perché a partire dal 16 ottobre sono partite al SeDeX le negoziazioni di due Open End, cioè dei Benchmark senza scadenza, novità quasi assoluta per il mercato italiano.
Diffusi da anni nel resto d’Europa, i certificati senza scadenza sono stati finalmente autorizzati al collocamento e alla quotazione anche in Italia: sono definiti Open End perché sono aperti, cioè non impongono alcun vincolo. Il loro funzionamento è semplice ed intuitivo: seguono l’indice sottostante linearmente e senza opzioni accessorie, e rispetto ai tanti Benchmark già quotati sul listino di Borsa Italia ( se ne contano ben 282) offrono l’evidente vantaggio di poter decidere di acquistare e vendere quando si vuole senza dover passare da un’emissione all’altra se si ha intenzione di tenere la posizione per dieci anni in portafoglio. In pratica quello che normalmente si fa con fondi comuni ed ETF e che con i certificati era finora precluso.
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I due certificati, emessi da Goldman Sachs, offrono accesso ai mercati emergenti, quelli del Bric ( Brasile, Russia, India e Cina) ma anche quelli altrimenti impossibili da raggiungere come le Filippine o l’Indonesia. Per ciò che riguarda il Bric , il certificato replica le variazioni del DaxGlobal Bric, un indice quotato in euro ideato dalla Deutsche Boerse che solo nell’ultimo trimestre ha realizzato un rialzo del 15%. Il bilancio annuale, quindi, sale al 47,73% soprattutto grazie alle strabilianti performance messe a segno dal mercato cinese. E nonostante si inizi a parlare di “bolla” cinese, va detto che le prospettive sono ancora rosee nel lungo periodo: per il Brasile si stima un tasso di crescita del PIL al ritmo del 3,6% annuo per i prossimi cinquanta anni, per l’India, la cui economia è fortemente incentrata sul settore farmaceutico e informatico, si prevede una crescita costante ad un ritmo del 5% annuo e per la Cina, forte oggi di un PIL superiore all’11% annuo, si stima una crescita più moderata ( del 5% annuo) ma sufficiente a farla diventare la più grande economia mondiale entro il 2040. Codice ISIN JE00B244QV49
Dietro questi paesi, ormai non più emergenti, si piazzano altre undici realtà potenzialmente pronte per emergere e per entrare a far parte delle 20 principali economie mondiali. La Global Research di Goldman Sachs ha individuato nel Bangladesh, la Corea del Sud, Egitto, Filippine, Indonesia, Iran, Messico, Nigeria, Pakistan, Turchia e Vietnam gli undici candidati a far faville nei prossimi anni. Tuttavia per la quotazione dell’Open End, è stato richiesto dagli organi di controllo e di vigilanza, che l’indice si limiti a soli cinque degli undici paesi: e così, l’indice ha preso il nome di Next 11 – Core 5. Ne fanno parte quindi Corea del Sud, Filippine, Indonesia,Messico e Turchia. L’indice , essendo quotato in dollari espone il certificato al rischio cambio. Codice ISIN JE00B244QW55
Da considerare infine i costi e l’aspetto legato ai dividendi: entrambe le emissioni sono soggette ad una commissione di gestione, pari all’1% annuo per il Dax Global Bric e dell’1,1% per il Next 11 – Core 5, mentre sul book di negoziazione lo spread denaro-lettera si è attestato allo 0,85%. Per ciò che riguarda i dividendi, i due indici sottostanti sono di tipo Total Return, prevedono cioè il reinvestimento degli utili.
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