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Banca Centrale Europea, la Bce, è autonoma. La sua decisione, presa a maggioranza, di lasciare “per ora” inalterato il tasso di interesse va rispettata, ma aggrava i problemi dell’economia tedesca, la più importante dell’Unione Europea, che rischia un pericoloso avvitamento.
Alla luce della depressione tedesca sarebbe stato logico che la Bce tagliasse i tassi ora, non a dicembre, o all’inizio del 2003, di mezzo punto.
Una giustificazione per non farlo è che l’inflazione media europea supera la soglia del 2 per cento che essa considera il tetto compatibile con la stabilità monetaria.
Un’altra ragione sarebbe che la Germania ha superato nel 2002 il tetto del 3 per cento del deficit di bilancio, arrivando al 3,6; la Francia ha un deficit vicino al 3, l’Italia supera ancora il 2, mentre doveva scendere sotto l’1. Ma il deficit tedesco è a quel livello perché l’economia ristagna e le entrate sono inferiori al previsto.
Sostenere da parte del presidente della Bce, Wim Duisenberg, che occorrono la riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, per consentirgli di abbassare il tasso di interesse, è fuori luogo. La Banca Centrale non va concepita come un tutore vecchio stile che minaccia la frusta allo studente svogliato. Il suo compito è di vedere se, con le situazioni date, vi è oppure no, uno spazio per la modifica dei tassi.
La scelta non andrebbe fatta guardando a una ingannevole inflazione media europea, ma a quella delle economie più consistenti, come la tedesca. E poiché la Germania ha un’inflazione molto minore della media europea, le competerebbe un tasso di interesse più basso di quello attuale.
La sua disoccupazione di persone e impianti rende ben poco probabile che l’allentamento monetario generi pressioni inflazionistiche. E un tasso minore, servirebbe a rianimare il motore centrale dell’economia europea, riducendo proprio quei deficit di bilancio, che tanto preoccupano la Bce.
Genererebbe investimenti, quindi progresso tecnologico e produttività, due cose di cui l’Europa ha tanta fame. L’esempio americano insegna. Duisenberg è stato voluto al vertice della Bce dalla Germania, per la stabilità monetaria, ma ora chi soffre di più della sua politica è proprio la Germania.
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