Lo svizzero Josef Ackermann, da oggi amministratore delegato di Deutsche Bank, ha dato ai collaboratori tre semplici messaggi: le innovazioni audaci appartengono al passato, i costi vanno tagliati, il tempo a disposizione è breve.
Il titolo di Db – una delle maggiori banche del mondo con un attivo patrimoniale di circa 900 miliardi di euro – a 100 euro nel gennaio del 2001 ma in continua discesa, era precipitato a 50 tra agosto e settembre.
A dicembre tornava a quota 80, ma poi calava a 62 euro a marzo, quando il gruppo di controllo ha deciso di affidarsi ad Ackermann, già Credit Suisse. Alle quotazioni attuali Db, roccaforte della finanza renana, è scalabile. In realtà nessuno oserebbe imbarcarsi in una società così complicata da risanare.
Il gruppo non perde ma i suoi costi operativi sono molto alti a seconda dei tipi di attività. Il margine di utili perciò è esile. E, quel che è peggio, questa è una media tra le attività extratedesche, dove la società di Francoforte guadagna pur avendo costi più alti dei concorrenti americani, inglesi e degli stessi svizzeri (anche le banche elvetiche hanno problemi di bassa redditività), e quelle in Germania dove il bilancio di Db appena galleggia e in certe gestioni è in perdita.
Il sistema bancario tedesco assomiglia per l’affollamento a quello europeo dell’auto. Con la differenza che nell’auto nel nostro continente vi è chi guadagna molto, chi opera con utili accettabili e chi è in affanno, mentre tra le banche tedesche nessuno ha ancora spiccato il volo: c’è chi perde, chi sta ristrutturandosi come Dresdner (ora controllata da Allianz) e Db, e chi, come Commerzbank, è alla ricerca di un partner che le ridia slancio. E il basso tono dell’economia non aiuta.
E’ forse per questo che, mentre Ackermann taglia rudemente i costi e abbandona i sogni audaci della Db anni 90, si punta a essere sempre più multinazionale con crescente respiro estero. I membri del comitato esecutivo per più di metà sono stranieri, molti non sanno il tedesco e la lingua usata è l’inglese.
La sede è a Francoforte, ma la cerchia nazionale appare stretta, la scommessa è nella globalizzazione a partire dal modo di ragionare.
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