Società

DENARO & POLITICA

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(WSI) – Un gruppo di outsider cerca di dare l’assalto a un paio di medie banche scalabili e a un giornale molto importante, e viene sonoramente sconfitto dal gruppo di potere che controlla quel giornale, quello che resta – ed è ancora efficiente – del vecchio establishment del Nord. Questo resta il senso politico di quanto sta accadendo.

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Le notizie e i fatti di dettaglio che si apprendono leggendo i giornali dovranno essere confermati dai procedimenti, ma per il momento delineano un quadro piuttosto patetico: gli outsider marrazzoni con una mano tenevano alta la bandiera dell’italianità e con l’altra spazzolavano il tavolo per raccogliere le briciole. Quanto al governatore della Banca d’Italia, resta un uomo molto pio che però aveva messo in piedi un gruppo piuttosto scalcinato, assolutamente inadatto a sfidare i giocatori della squadra avversaria, molto spesso spregiudicati anche loro, ma di gran lunga più raffinati.

E’ curioso, ma una grande, sebbene occasionale, alleanza messa insieme per sfidare l’establishment raccolto intorno al patto di sindacato Rcs – alleanza che andava dagli uomini della finanza rossa, ai newcomers lombardoveneti, a qualche influente banchiere d’affari del nord, agli immobiliaristi romani, con l’appoggio di importanti sponde politiche – non abbia trovato di meglio per rappresentare se stessa se non Stefano Ricucci e Gianpiero Fiorani. Questa luce di micragna si riflette ovviamente anche sulla vicenda diessina, con i vertici di quel partito intimiditi.

Perché la ricerca di una soluzione al problema dell’indipendenza finanziaria che ha mosso il duo D’Alema-Fassino, adesso li espone al rischio di una cruciale aggressione a colpi di questione morale: il richiamo all’antica frugalità comunista fatto da Miriam Mafai, il giurì d’onore delle cooperative rosse per giudicare l’eticità dei suoi vertici (marrazzoni), i rimproveri dal suono ipocrita dei leader margheritini, e infine l’efficace affondo organizzato grazie al solito schema, il combinato stampa e magistratura, che produce con un grande spiegamento di forze un esemplare follow the money, sulle tracce dei movimenti contabili sui conti correnti dei compagni Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti.

Così adesso appare sempre più difficile che le cooperative dalemiane riescano laddove aveva fallito Bettino Craxi, e dove stenta anche il Cav., a mettere insieme il denaro con la politica.

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