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(WSI) – Tassi di interesse: in area Euro i tassi di mercato sono scesi in una giornata caratterizzata dall’attesa per la riunione della Fed. In mattinata il tasso decennale è sceso sotto il 3%. Il differenziale 2-10 anni ha registrato un lieve calo, mentre restano elevati gli spread tra paesi core e periferici.
Gli indici Pmi preliminari di dicembre hanno continuato a segnalare una contrazione della crescita nei prossimi mesi, mantenendosi molto al di sotto della soglia dei 50 punti. Ieri Trichet ha dichiarato che la Bce sta valutando la possibilità di ridurre il tasso sui depositi overnight al fine di stimolare i prestiti interbancari. Il capo della Bce inoltre ha lasciato intendere la volontà di un mantenimento dei tassi fermi nella prossima riunione di gennaio.
Sembra quindi verosimile l’ipotesi di un mantenimento dei tassi fermi a gennaio per poi procedere a due tagli da 25 pb nelle riunioni di febbraio e marzo ed in seguito valutare la possibilità di scendere sotto la soglia del 2%. Sul decennale il supporto si colloca a 2,94%.
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Negli Usa forte calo dei tassi di mercato dopo la decisione della Fed di tagliare il tasso di riferimento di 75pb fissando l’obiettivo overnight nel range 0-0,25%. La decisione è stata unanime. Nel comunicato successivo alla riunione, la Fed ha aggiunto che la delicata fase congiunturale potrebbe comportare il mantenimento dei tassi su livelli eccezionalmente bassi per qualche tempo.
La stessa Fed ha ricordato che agli inizi del prossimo anno diventerà operativa la linea di iniezione di liquidità denominata TALF, già annunciata qualche settimana fa, consistente nell’offerta di fondi a fronte della presa in prestito di titoli aventi come sottostante prestiti ai consumatori o a piccole imprese. Infine nel comunicato viene fatto riferimento alla valutazione da parte della Fed dell’ipotesi di procedere all’acquisto di Treasury a lungo termine oltre anche alla possibilità di allargare ulteriormente il bilancio della Fed per supportare i mercati.
Attualmente il totale dell’attivo della Fed ammonta a circa 2200Mld$, pari a circa il 15% del Pil. Visto il parallelismo sempre più evidente rispetto al caso nipponico degli inizi degli anni 2000, può essere opportuno ricordare che in quel periodo la BoJ portò il proprio attivo fino al 30% del Pil.
In estrema sintesi la decisione di ieri della Fed sancisce di fatto l’inizio del quantitative easing, ossia di manovre di politica monetaria orientate non più alla movimentazione dei tassi quanto piuttosto alla quantità di moneta nel sistema. Manca all’appello l’inizio dell’acquisto di Treasury sul mercato ma potrebbe trattarsi solo di una questione di tempo, vista la mole di emissioni (oltre 2000Mld$) attese nel 2009. Il tasso decennale pertanto sta anche esso ripercorrendo quanto accadde in Giappone con l’introduzione del quantitative easing, ossia l’avvicinamento alla soglia individuata in termini di stabilità dei prezzi informalmente fissata intorno al 2%.
Valute: Dollaro in forte deprezzamento verso Euro con accelerazione ulteriore dopo la decisione della Fed. L’inizio del quantitative easing propone come scenario: 1) drastico aumento della moneta in circolazione; 2) progressiva minore necessità del sistema Usa di far ricorso all’acquisto di asset domestici da parte di investitori esteri. Ne consegue che il deficit di partite correnti verrebbe sempre meno bilanciato dal saldo della bilancia dei capitali con possibile conseguente effetto in termini di deprezzamento del Dollaro. Nel breve il livello di resistenza si colloca in prossimità di 1,4190.
Il Dollaro si è deprezzato anche vs lo Yen raggiungendo il minimo degli ultimi 13 anni. Il supporto si colloca intorno ad area 87,50. Qualora il cross rimanesse a lungo sotto soglia 90, il prossimo anno potremmo assistere ad un intervento del Giappone per evitare un eccessivo apprezzamento dello Yen. L’ultimo intervento (vendita di Yen) risale al primo trimestre del 2004. Apprezzamento anche dello Yuan cinese vs Dollaro. Esistono forti possibilità di un taglio imminente (forse già oggi) dei tassi della banca centrale cinese che ultimamente ha sempre seguito a brevissima distanza le mosse Fed.
Materie prime: il deprezzamento del Dollaro ha favorito un rialzo delle commodity sebbene alcune importanti materie prime si siano mosse in controtendenza. E’ il caso del greggio Wti che ha chiuso in calo sulle attese che il taglio della produzione dell’Opec sarà non sufficiente a calmierare i prezzi. Questa mattina il ministro saudita Al-Naimi ha anticipato un taglio da 2Mln b/g dell’Opec a partire dal primo gennaio. La riunione è ancora in corso ed il comunicato ufficiale non è stato ancora fornito. Tra gli industriali giornata particolarmente negativa per il rame (-2,5%) ed il nichel (-4,7%). Rialzi generalizzati tra gli agricoli guidati da mais (+5%) e grano (+4,6%). Lievi rialzi per i metalli preziosi con l’oro (+0,7%) e l’argento (+0,8%).
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