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DEFLAZIONE: E’ UN PERICOLO OPPURE NO?

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La notizia di oggi (venerdi’ 16 maggio) di un calo dei prezzi al consumo di aprile, che segue quello dei prezzi alla produzione, getta altra benzina sul fuoco al comparto del reddito fisso.

La sensazione di un mercato non guidato solo dalla speculazione passeggera, ma anche da una reale paura di uno scenario deflazionistico si era’ gia’ avuta a meta’ settimana, quando Bill Gross, gestore del Pimco Total Return Fund e guru del reddito fisso, aveva ammesso di aver effettuato forti acquisti in T-bond negli ultimi giorni (circa $1 miliardo) su scadenze medio-lunghe.

Il dato sull’inflazione ha dato la conferma finale. A perdere maggiormente, al momento dell’annuncio, sono state le scadenze a due e a cinque anni, scese rispettivamente di 4,2 e 4,7 punti base. Il differenziale sul rendimento tra la scadenza a 10 anni e quella a due anni, che il mercato utilizza per misurare la pendenza della yield curve, e’ al punto piu’ basso degli ultimi 50 giorni, con 208,6 basis point. Tuttavia siamo ancora lontani dal minimo degli ultimi 200 giorni (177,8 punti base).

A questo punto, delineare scenari deflazionistici e’ ancora piuttosto azzardato, ma il pericolo esiste. Storicamente il livello futuro del potere di acquisto di una moneta e’ una delle previsioni piu’ difficili da fare. Sui dati di aprile ha pesato il forte calo dei prezzi dell’energia. Tuttavia, almeno per quanto riguarda i prezzi al consumo, la tendenza dall’inizio dell’anno e’ piu’ di un rallentamento dell’inflazione che di una vera e propria deflazione. Senza contare che la Fed sembra disposta a misure anche piuttosto aggressive per evitare questo pericolo.

Nei primi quattro mesi del 2003, l’indice dei prezzi al consumo nelle aree urbane e’ cresciuto del 2,8%, contro il +2,4% del 2002. Anche escludendo le componenti energetica (che ha subito gli effetti della crisi irachena) ed alimentare, cresciute rispettivamente del 32,8% e dell’1,7% rispetto al +10,7% e +1,5% del 2002, i prezzi mostrano un seppur timido rialzo: +0,6% nei primi quattro mesi del 2003 contro il +1,9% dello stesso periodo del 2002.

Gli analisti sperano ora negli effetti positivi dell’indebolimento del dollaro e nella ripresa dei consumi interni. Se questi due elementi dimostreranno una buona forza relativa nel medio periodo, la possibilita’ di fare la fine del Giappone potrebbe essere scongiurata.

Lo scenario che ha le maggiori probabilita’ di realizzarsi rimane quello di un livello dei tassi reali (cioe’ depurati dell’inflazione) piu’ basso di quello visto negli ultimi 10-15 anni, ma piu’ vicino alla media storica degli ultimi 60-80 anni. Magari con un’economia meno influenzata dalle banche centrali, ma piu’ efficiente nel remunerare chi ha il coraggio di investire in attivita’ non prive di rischio.

Andare a ricercare opportunita’ di investimento a basso rischio nel campo del reddito fisso denominato in dollari appare al momento piuttosto difficile. Qualche occasione, se lo scenario sopra descritto dovesse materializzarsi, potrebbe crearsi sui TIPS e sui CMS (Constant Maturity Swap).

Se i tassi rimarranno bassi e i prezzi al consumo mostreranno una moderata tendenza al rialzo, uno strumento come il Treasury Inflation Protected Security potrebbe essere una buona scelta. Questa obbligazione paga infatti una cedola bassa, ma calcolata su un capitale che viene rivalutato proprio sull’indice CPI.

In alternativa si potrebbe scommettere su un mercato che sconta tassi di crescita troppo modesti e appiattisce eccessivamente la curva dei rendimenti. In questo caso un bond il cui rendimento sia legato alla curva dei tassi swap a 10 o 30 anni potrebbe offrire buone opportunita’.