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Debito, qualcuno sta peggio dell’Italia

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Washington – Dopo il rialzo del 2010, le necessità di finanziamento delle economie avanzate sono destinate a crescere ulteriormente nel 2011 e a rimanere alte nel 2012. Per il 2011, il Giappone è il Paese con il maggiore fabbisogno di finanziamenti (55,8% del Pil), seguito da Stati Uniti (28,8% del Pil), Grecia (24% del Pil), Italia, Belgio (22,4%) e Portogallo (21,6%). E’ quanto si legge nel Fiscal Monitor, il rapporto che il Fondo Monetario Internazionale ha diffuso in occasione dei meeting primaverili in corso a Washington.

Nello specifico, come si legge nel documento, in Italia nel 2011 arriverà a maturazione debito per il 18,5% del Pil, con un deficit del 4,3% del Pil, per un totale di necessità di finanziamento del 22,8% del Pil. Nel 2012 invece arriverà a maturazione debito per il 19,6% del Pil, con un deficit del 3,5% del Pil, per un fabbisogno di finanziamento del 23,1%. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, nel 2011 arriverà a maturazione debito per il 18% del Pil, con un deficit del 10,8% del Pil, per un totale di necessità di finanziamento del 28,8% del Pil. Nel 2012 invece arriverà a maturazione debito per il 18% del Pil, con un deficit del 7,5% del Pil, per un fabbisogno di finanziamento del 25,6%.

I conti pubblici in Italia si “sono deteriorati meno che in altri Paesi, il debito è tradizionalmente alto, ma il deterioramento non è così accentuato”. Lo ha detto Carlo Cottarelli, responsabile del dipartimento di Fiscal Affairs del Fondo Monetario Internazionale, durante la conferenza stampa a commento del Fiscal Monitor diffuso durante i meeting primaverili dell’isituto di Washington. “Gli obiettivi sono più o meno appropriati. Il deficit 2010 è stato minore delle stime e questo favorirà ulteriori miglioramenti dei conti pubblici”, ha aggiunto.

Il Fondo monetario internazionale promuove i conti pubblici italiani cui assegna la medaglia di bronzo nel G7. Tra i Sette grandi, soltanto Germania e Canada registreranno deficit di bilancio inferiori di qui al 2013. In particolare, il ‘Fiscal Monitor’ prevede che l’indebitamento del nostro Paese si attestera’ al 4,3% del Pil nel 2011, per poi scendere al 3,5% nel 2012 e al 3,3% tra due anni. Nello stesso periodo la media delle economie avanzate passera’ dal 7,1% di quest’anno al 5,2% del prossimo, fino al 4,1% del 2013. Quella del G7 chiudera’ invece il 2011 all’8,6% per poi calare al 6,4% nel 2012 e al 5% nel 2013.

Il rapporto tra debito pubblico e Pil del Giappone, già il più elevato del mondo è destinato a aumentare ulteriormente, fino a raggiungere la soglia dirompente del 250,5 per cento. Le previsione è del Fondo monetario internazionale, che nella sua ultima edizione del “Fiscal Monitor” fornisce cifre allarmanti sulle finanze pubbliche dell’Arcipelago.

Da anni il Sol Levante si tira dietro il peggior debito-Pil tra i paesi avanzati e non, ma ora a rendere più complicata la situazione potrebbero aggiungersi i danni seguiti al terremoto di inizio marzo. Una volta che in Giappone saranno disponibili le cifre sui costi della tragedia, “sarà necessario incorporarli in piani di aggiustamenti fiscali di medio termine sostenuti da misure più chiaramente identificate che in passato”, avverte l’Fmi. Il deficit di bilancio giapponese dovrebbe attestarsi al 10% del Pil nel 2011, per poi calare all’8,4% nel 2012, al 7,8% nel 2013 e al 7,4% nei tre anni successivi.

Le spese del Governo, che nel 2011 dovrebbero attestarsi al 41,6% del Pil, dovrebbero successivamente scendere al 40,2-40,5% nei cinque anni successivi. Le entrate, che dovrebbero essere pari al 31,7% del Pil nel 2011, dovrebbero salire progressivamente fino al 32,8% nel 2016. Il debito-Pil, dal 191,3 per cento del 2006 quest’anno raggiungerà il 229,1 per cento, e proseguirà su questa deriva fino a un esorbitante 250,5 per cento nel 2016.

In generale, si legge nel documento, sebbene secondo le stime precedenti la questione fiscale non avrebbe dovuto avere peso significativo, dopo il terremoto il Governo dovrebbe ora prendere in considerazione “misure supplementari di bilancio per dare sostegno, eventualmente ricorrendo alle risorse di liquidità disponibili”. Mentre nelle economie avanzate ed emergenti i rischi fiscali derivati da shock della crescita sono calati e il rischio di un ritorno alla recessione sembra essere diminuito, esistono comunque delle eccezioni. “Le tensioni in Medio Oriente e Nord Africa e il terremoto in Giappone, aumentano il livello di incertezza per quelle aree”, si legge.

Da maglia nera dell’area euro sui conti pubblici, la Grecia dovrebbe diventare capofila degli anelli deboli sul risanamento, riportando per prima, nel 2014, il suo rapporto deficit-pil sotto al soglia del 3 per cento, stabilita come tetto massimo dai trattati europei. Ma secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, il retaggio dei passati errori si trascinerà per anni nella penisola ellenica, in termini di debito-Pil: nel 2012 raggiungerà un record del 157,7 per cento, il livello più elevato tra tutti i paesi europei, e successivamente avvierà una progressiva attenuazione fino a moderarsi al 145,5 per cento del Pil nel 2016.

Guardando ai dati sul deficit, quelli che negli anni scorsi erano stati truccati dal precedente governo di Atene, secondo l’Fmi nel 2009 il disavanzo ha toccato il 15,4 oper cento del Pil, lo scorso anno si è ridotto al 9,6 per cento, nel 2011 si attenuerà al 7,4 per cento e poi a 6,2 per cento nel 2012, 4,5 per cento nel 2013, 2,5 per cento nel 2014, 2,1 per cento su 2015 e 2016. Tra gli altri paesi dell’unione valutaria che hanno dovuto chiedere aiuti, in Irlanda il deficit è scattato al 32,2 per cento del Pil lo scorso anno – gonfiato dai salvataggi pubblici delle banche – sul 2011 calerà al 10,8 per cento del Pil, secondo l’Fmi, nel 2012 all’8,9 per cento e così via fino al 3,8 per cento nel 2016.

Anche in quell’anno Dublino non sarà quindi riuscita a ricondurlo sotto il 3 per cento. Quanto al Portogallo, l’ultimo tra i paesi periferici ad aver chiesto aiuti, i dati dell’istituzione di Washington mostrano che si renderanno necessarie altre misure. Quest’anno il deficit di bilancio dovrebbe calare al 5,6 per cento del Pil, dal 7,3 per cento del 2010, ma poi non si vedranno grandi progressi e nel 2016, secondo queste previsioni, risalirà al 5,9 per cento del Pil. Questo mentre l’area euro come insieme è ben indirizzata sul risanamento: il deficit aggregato dell’Unione monetaria dovrebbe calare al 4,4 per cento del Pil quest’anno e al 3,6 per cento nel 2012, secondo il “Fiscal Monitor” pubblicato oggi all’Fmi, meno della metà dei livelli di deficit degli Usa (10,8% e 7,5%).