Se non ci fosse più evasione fiscale, il debito pubblico italiano si estinguerebbe in 18 anni. Lo dice un articolo di Il Sole 24 Ore che mette a confronto diversi dati. Innanzitutto, una ricerca dell’Università Ca’ Foscari, pubblicata dall’Ufficio valutazione impatto del Senato. Questo studio mette in relazione la propensione delle persone a sottostimare i propri redditi nelle rilevazioni statistiche con l’inclinazione a nasconderli anche al momento di pagare le tasse. Una relazione che sarebbe diretta.
La ricerca dell’università definisce in un range tra 124,5 e i 132,1 miliardi l’evasione fiscale sui redditi, commisurata al 14,4% della base imponibile. Le precedenti stime si attestavano sul 7,5%. Michele Bernasconi, uno dei docenti della Ca’ Foscari che ha realizzato il documento, spiega:
“applicando l’under reporting ai dati statistici derivanti da indagini sulle famiglie si arriva molto vicino alle valutazioni del Mef 2016 riferite al 2010″.
Da considerare che il debito è stato accumulato in 47 anni: nel 1970 era di 236 miliardi di euro attualizzati. Ma secondo Il Sole 24 Ore, “le speranze sono poche”. L’evasione fiscale dei lavoratori dipendenti si attesta sul 3,5% dei redditi, mentre per i redditi da lavoro autonomo e d’impresa è il 37% per cento. Sugli affitti è del 44%, nonostante l’introduzione della cedolare secca del 21%, che avrebbe attenuato ma non cancellato l’evasione. Precisa l’articolo:
“Il dato va letto, infatti, con il rapporto evasione 2017 del Mef: tra il 2010 ed il 2015 il tax gap sugli affitti sarebbe passato da 2,3 a 1,3 miliardi di euro, mentre la propensione al gap avrebbe avuto una discesa dal 25,3% al 15,3%. E qui la trama della statistica mostra qualche buco.