NEW YORK (WSI) – Il fiasco budgetario italiano è ritornato ad attirare l’attenzione di opinionisti e investitori il 4 luglio scorso. Sfasciate dalla pretesa dell’austerity, le spese sono salite dell’1,3% nel primo trimestre, portando l’ammontare complessivo del debito pubblico al 130% del Pil, mentre le entrate sono rimaste invariate. Sono ingredienti di una ricetta velenosa per l’Italia – la cui economia è in recessione dal quarto trimestre 2011 – e l’intera area euro.
Il rapporto deficit Pil è rientrato sotto la soglia limite imposta dalla Bce del 3%, ma le società sono strangolate dalla crisi e dal carico fiscale, accelerando l’avvitamento della spirale del debito. Di questo passo andrà a finire male, ha avvertito il professore di Economia della New York University, Alberto Bisin, in un’intervista concessa a Wall Street Italia.
Secondo l’economista per abbattere veramente il debito pubblico bisogna risolvere i problemi strutturali piuttosto che procedere alla dismissioni del patrimonio statale. Una patrimoniale potrebbe funzionare, “ma solo se associata a tagli di spesa” pubblica.
Purtroppo invece la classe politica italiana ha agito solo sulle tasse, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie, mentre le imprese sono costrette a chiudere per i ritardi dei pagamenti della Pubblica Amministrazione o dei clienti. In un paese ad alta evasione ed alta imposizione, ha spiegato Bisin, le tasse sono “enormemente distorsive e quindi anche recessive”.
Il debito e’ cresciuto di quasi 170 miliardi negli ultimi 17 mesi, ossia il 43% dei 400 miliardi che il governo vorrebbe abbattere con la vendita di beni pubblici. Viene naturale pensare che una misura simile rischi di rivelarsi inutile, perche’ il debito e’ destinato a tornare in breve tempo su livelli insostenibili e senza aver eliminato le cause che lo determinano.
WSI: Non sarebbe meglio un intervento shock, come una patrimoniale o un default parziale dei titoli di stato?
Alberto Bisin: l’aumento del debito e’ dovuto anche alla recessione che limita le entrate. questo e’ un problema che speriamo tenda a risolversi da se con un po’ di crescita a breve trainata dall’estero. La dismissione del patrimonio non avrebbe in principio un effetto recessivo e quindi non sarebbe inutile (naturalmente questo in prima approssimazione; dipende un po’ da cosa si vende, come e a chi).
Una patrimoniale potrebbe avere senso, secondo me solo se associata a tagli di spesa, altrimenti e’ solo un modo per evitare che la politica faccia il suo dovere di tagli. Lo stesso si puo’ dire in principio delle dismissioni, naturalmente. Il discorso sul default parziale e’ complesso. adesso e’ troppo tardi, rischiamo l’esplosione. Io vedrei bene un meccanismo istituzionale formale per default organizzato e ordinato in sede UE. Questo metterebbe il creditore in condizione di imporre per tempo incentivi corretti al debitore. Avrebbe fatto molto bene all’Euro una volta fallito Maasticht. Purtroppo non c’era.
WSI: Il rialzo dei tassi di interesse, seppur lontano dai massimi del 7% del 2011, sta esacerbando i problemi di debito e deficit. Come fa a finire bene la storia di un paese con una crescita nulla o negativa accompagnata da un debito pubblico così elevato, che continua a crescere nonostante le misure di austerità?
AB: “Non finisce bene. Non e’ sorprendente che l’austerita’ abbia effetti fiscali a breve negativi. Ma c’e’ austerita’ e austerita’: le tasse in un paese ad alta evasione ed alta imposizione sono enormemente distorsive e quindi anche recessive; i tagli di spesa, in un paese dalla enorme spesa improduttiva possono in principio essere molto meno recessivi nel breve e spingere alla crescita nel medio termine, se fatti bene. Purtroppo abbiamo essenzialmente agito solo sulle tasse. Di questo passo non puo’ finire bene”.