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(WSI) –
Per correttezza, riportiamo la notizia che Franco Bernabè ha dato mandato ai suoi legali di sporgere querela per diffamazione aggravata contro di lui da parte di Cirino Pomicino; si tratta delle affermazioni di quest’ultimo contenute nell’ intervista rilasciata a Liberomercato (diretto da Oscar Giannino).
L’ex Ministro DC, saputa la notizia, ha dichiarato: «Ho appreso che il dottor Franco Bernabè mi avrebbe querelato per le verità che ho rivelato, documentalmente provate. Finalmente, potremo ‘processare’ molti inquietanti avvenimenti degli anni novanta che lo hanno visto protagonista».
Conoscendo i tempi della giustizia italiana, quando (e se) sapremo chi ha ragione e chi torto, tutti i giochi saranno stati giocati e apparterranno ormai «alla storia».
Mentre, invece, sarebbe utile saperlo subito, poiché le affermazioni del vecchio democristiano (che è stato, ed è ancora, personaggio di notevole rilevanza) sono a dir poco inquietanti, per chi capisce quello che ha detto anche oltre ciò che ha espresso esplicitamente.
L’importanza delle sue dichiarazioni non mi sembrano riferirsi alla persona di Bernabé, su cui ha del resto formulato un giudizio lusinghiero quando ha ricordato che si tratta di un manager di prima qualità, bensì al ruolo della Telecom – e dei gruppi finanziari (con precisi agganci politici) che se la contendono – negli anni passati, nonché a quello che potrebbe svolgere nel prossimo futuro; ruolo fortemente negativo e pericoloso per gli assetti «democratici», nel caso in cui Cirino Pomicino avesse ragione.
Se in Italia esistesse un’informazione degna di questo nome, non si aspetterebbe il processo per diffamazione, ma si organizzerebbe un bel confronto televisivo tra i due – nelle prime ore serali – in cui venissero anche prodotte quelle «prove documentali» di cui Cirino Pomicino si dice in possesso (e quindi dovrebbe poterle esibire).
Perché questa è la constatazione peggiore che è possibile fare a questo punto: non abbiamo alcuna informazione giornalistica (né sulla stampa né in TV) in grado di destare il nostro interesse di cittadini interessati alla loro sorte; solo discussioni sciocche, prolisse, fatte apposta per deviare l’attenzione della «gente» dalle questioni centrali, su cui si gioca il futuro del Paese (e la questione Telecom è una di queste, e non delle minori).
Un serrato confronto tra Cirino Pomicino (che produca tutti i documenti di cui è eventualmente in possesso) e Bernabè dovrebbe essere organizzato presto e con grande pubblicità per l’evento.
Non per sapere chi ha ragione e chi no, ma per conoscere il punto centrale: ci sono manovre oscure, con pressioni internazionali (e di pericolosi potentati finanziari) e servilismi economico-politici italiani tali da mettere in forse sia la nostra autonomia nazionale, sia la tenuta del nostro sistema-Paese?
Questa la domanda essenziale; dai pettegolezzi e diatribe fasulle da talk-show – sia pure organizzati a somiglianza (risibile) di dibattiti politici, come accade a Ballarò, Matrix, Anno zero e simili – non si ricava nulla di essenziale, di vero.
E’ tutta una fantasmagoria di guitti e giullari indecenti, che nascondono con il loro rumore assordante (e disinformativo) i problemi reali.
Finora, né giornali né Tv hanno dato notizia di quanto affermato dall’uomo politico democristiano.
Silenzio assoluto, salvo due righe qua e là.
Nemmeno il direttore di Liberomercato, dove pure sono apparsi e l’intervista e il breve trafiletto concernente la querela, ecc., ne accenna minimamente nei suoi commenti sulle vicende finanziarie e dintorni; neanche quando parla espressamente dei giochi intorno a Telecom.
Potenza della censura preventiva, o più probabilmente dell’autocensura per eccesso di prudenza.
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