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Crollano anche i listini asiatici. Si teme una nuova recessione

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Bangkok – Listini asiatici in forte calo, dopo che il panico a Wall Street ha scatenato il peggiore sell-off dalla crisi finanziaria globale. In chiusura l’indice S&P500 ha perso il 4,8%, ai minimi degli ultimi 9 mesi, cancella tutti i guadagni del 2011 (-12% dai massimi raggiunti ad aprile).

Tornano in primo piano i timori sulla crescita economica e gli investitori preferiscono detenere contante o puntare sui bond governativi, considerati asset più sicuri. A complicare il quadro il recente intervento degli istituti centrali di Svizzera e Giappone, per deprezzare franco svizzero e yen, ha portato diversi investitori a ricercare altrove asset rifugio con l’aumento della volatilità.

Crescono i timori su una nuova recessione a livello globale, visti i recenti dati economici deboli negli Stati Uniti e il protrarsi della crisi debitoria in Europa, che continua a spingere i rendimenti dei bond italiani e spagnoli verso livelli pericolosi.

L’azionario asiatico registra il calo più consistente da marzo 2011, ed estende i ribassi registrati nei giorni scorsi, a beneficio dell’obbligazionario dei vari paesi della regione.

L’indice Dow Jones Asian Titans della regione perde il 3,7%. Nikkei (-3,72% in chiusura) registra il peggiore crollo di giornata sin dal terremoto e dallo tsunami dell’11 marzo, colpito in questo caso dai timori su una nuova recessione, che vanificano l’entusiasmo generato dall’intervento della BOJ per deprezzare lo yen. Anche Seul (-3,7%) colpita dalle minori aspettative sulla crescita economica globale. Sydney (-4%), pesa l’ultimna nota della banca centrale, che ha tagliato di un punto percentuale le stime sulla crescita economica per il 2011, da +4,25% a +3,25%. Hong Kong (-4,88%) la piazza peggiore, a seguito della rottura di un livello chiave registra i livelli minimi da inizio anno. Shanghai (-1,71%) Singapore (-3,99%).

La situazione è visibilissima anche dall’andamento delle commodities, in particolar modo degli energetici, con il Wti che dopo i forti sell di ieri continua ad indebolirsi, ora sugli $85-$86. Il Brent è praticamente ai livelli del light sweet crude giusto qualche mese fa. Correzione consistente anche per le commodities agricole, mentre i preziosi, seppur in leggero calo, rimangono sui massimi raggiunti di recente.

Wti ($85,38, -1,44%), Brent ($106,61, -0,6%), oro ($1.664,6, +0,34%), argento ($39,31, -0,31%) e rame ($4,175, -1,43%).

Eurodollaro in leggera ripresa, a $1,4086 (-0,08%), dopo che la mattinata era iniziata sui $1,409. Euro sullo yen a ¥110,73 (-0,73%). Sul franco svizzero a CHF1,0762 (-0,22%). A seguito del deprezzamento post-intervento BOJ, lo yen riprende forza sia su euro, sia sul dollaro ¥78,62 (-0,63%).

“La Banca centrale europea non ha raggiunto alcuna soluzione tangibile al momento riguardo il problema della regione. Credo che questo sia il driver principale”, ha detto Emil Wolter, head of regional strategy Asian equities per Royal Bank of Scotland a Singapore. “Si ha questa combinazione di problemi finanziari in Europa, a cui bisogna aggiungere il fatto che la crescita economica nei paesi industrializzati è in calo. Questo è vero soprattutto in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone. Dunque, ci sono questi due punti di pressione che stanno guidando i mercati in giornata”.

“Quello che state vedendo è una ritirata di tutti quei soldi che erano stati investiti nella speranza che il 2011 vedesse gli stessi rialzi del 2010”, ha detto a Reuters un gestore hedge fund. “Questo può ancora verificarsi, ma viste le perdite che le persone hanno già sostenuto quest’anno, sembra che nessuno voglia prendersi il rischio. Adesso si tratta di preservare il capitale”.

“Chiaramente è una reazione istintiva a quello che sta accadendo”, ha detto Michael Heffernan, senior client advisor per Austock Group. “Stiamo vedendo questi ribassi semplicemente per i timori che l’Italia non riesca a ripagare il debito”.