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CRISI SUBPRIME: FUORI I POVERI DA WALL STREET !!

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(WSI) –
Appena ho saputo che la Bearn Stearns aveva
fatto crack, ho pensato: questo è ciò che
succede se presti soldi a chi non ne ha. Non
fraintendetemi: non ho nulla contro i poveri.
Assolutamente nulla di personale.Un ragazzo
taglia l’erba nel tuo giardino? Non è un
favore, è business. Lui fa quello che tu gli
hai detto di fare, tu lo paghi. Ma solo a lavoro
concluso. E questa, invece, è finanza.

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E dalla finanza è meglio
tener fuori chi di soldi non
ne ha (e mi riferisco a
chiunque la Sec vieterebbe
di investire nei miei hedge
fund). Questa è la più
grande lezione che ho imparato
dalla crisi subprime.
Edopo che questi individui
hanno messo in ginocchio
il mio portafoglio,
mi sono fatto una certa idea sulla categoria
dei «poveri», e vorrei condividerla con voi.
Tanto per cominciare, sono veri e propri
maestri nelle pubbliche relazioni. Quando
ho acquistato il mio portafoglio di subprime,
ho pensato: è un po’ il mio modo di dare, dopo
aver ricevuto tanto nella vita. Certo non
mi aspettavo un riconoscimento ufficiale in
Philantropy Today o qualcosa del genere.

Per intenderci, ho comprato al ribasso! Ma
oggi che quei poveri bravi ragazzi non hanno
pagato i debiti facendomi perdere soldi a palate,
sarei io l’imbroglione che ha cartolarizzato
paccottiglia! Tutti a compiangere quei
bravi ragazzi, e nessuno che compianga me.
Nonostante i soldi siano i miei!
Questi poveretti non hanno proprio rispetto
del denaro altrui. Chiamatemi pure romanticone,
ma speravo di regalare un pezzo di
american dream anche a chi finora non l’aveva
mai visto nemmeno in cartolina. E, invece,
oggi i media chiamano «scandalo» la mia
fiducia malriposta.

Comunque, lo ammetto,
la colpa è mia: ho sbagliato a prestare soldi a
un manipolo di poveracci, senza averli prima
studiati bene da vicino, senza essere arrivato
a capire la loro vera natura. Già da tempo
avevo perso ogni contatto con questo tipo di
«cultura». Mi chiedo quando sia successo.
Beh, forse quando ho cominciato a volare in
prima classe e ad alloggiare in lussuose suite.
Ma la prima regola per fare affari è conoscere
chi hai di fronte. E io non l’ho seguita.

La verità è che la nostra è una società dell’invidia,
che guarda con diffidenza a chi ha
avuto successo nella vita. Ed è shoccante,
d’altro canto, come si dimostri indulgente
con i poveracci. Adesso anche un presidente
repubblicano vuole lasciarli a piede libero!
Personalmente, avrei un’altra soluzione da
proporre. Mi rendo conto che la prigione per
chi non paga i propri debiti è un concetto, come
dire, un po’ retrò. Ma qualcuno di loro
avrà pure delle capacità: potrebbero ripagare
i loro debiti mettendole a frutto. Non so, per
esempio, facendo i clown alle feste di compleannodei
bambini ricchi. Certamentela mentalità
di Wall Street non cambierà mai, e anche
io continuerò a fare affari con le masse. Ma
questa volta punterò sui loro risparmi: messi
tutti insieme, questi poveracci arriveranno pure
a valere come una sola persona con i soldi.

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