Economia

Crisi: servono risposte urgenti, il fondo di aiuti non basta

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Roma – Tante delle opzioni avanzate per aumentare il Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF), ora da €440 miliardi, hanno degli inghippi, tra cui la ferma opposizione di alcuni paesi, vedisi la Germania, che teme il ripetersi di politiche economiche disastrose degli anni ’20.

Nel mentre le autorità europee hanno escluso la possibilità di dimezzare il debito greco e ricapitalizzare le banche della regione, ripetendo più volte che tale opzione non è ancora nel tavolo delle trattative.

– Ma quanto grande deve essere il fondo di salvataggio per frenare i timori?

Alcuni calcoli suggeriscono che il fondo potrebbe soddisfare un piano di aiuti anche per la Spagna, ma non avrebbe potenza sufficiente in caso ne necessitasse anche l’Italia. In fondo, €17,7 miliardi sono già stati promessi all’Irlanda e €26 miliardi al Portogallo. In aggiunta c’è la Grecia, che dovrebbe richiedere €25 miliardi oltre ai due terzi del secondo piano di aiuti da €109 miliardi.

Ecco dunque che ai livelli attuali il fondo Efsf deve già provvedere €142 miliardi, e rimarrebbero a disposizione appena €298 miliardi, giusto il necessario per un pacchetto di aiuti alla Spagna da €290 miliardi, non abbastanza per €490 che potrebbero essere richiesti dall’Italia.

Ecco dunque che si parla di raddoppiare la quota del fondo, o addirittura portarla a trilioni di euro, per rassicurare definitivamente i mercati.

– Trasformare il fondo Efsf in una banca aiuterebbe?

Una delle proposte avanzate dal Center for European Policy Studies è quella di trasformare il veicolo finanziario in una banca, dunque dandogli capacità di prestare ai paesi in difficoltà e rivolgersi alla Bce per finanziare tali prestiti, piuttosto che dover contare solo sul capitale a disposizione.

Visto che le banche in genere prestano circa 10 volte tanto il loro capitale, l’Efsf arriverebbe così da €440 miliardi a circa €4.400 miliardi.

Ma in realtà la cosa non è così semplice, perché potrebbe ricevere credito dalla Bce solo per l’ammontare di collaterali che ha da offrire, ad esempio dei bond acquistati dal governo. Ma ai titoli acquistati direttamente andrebbe sottratto il rischio di default, oltre al taglio standard attuato dalla Bce sui collaterali, dunque limitando la capacità di credito.

Altri spunti?

Un’alternativa potrebbe essere quella di utilizzare l’Efsf per rassicurare gli investitori contro perdite sui bond italiani e spagnoli, dunque riducendone il rischio. Tale mossa potrebbe però essere attuata solo su Italia e Spagna, che in teoria dovrebbero essere solventi, e non sulla Grecia, vista la crescente probabilità di default.

In aggiunta potrebbe aiutare l’introduzione anticipata al 2012 del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism ESM), che fornirebbe un supporto di secondo livello per i mercati oltre alla Bce.

Ma la cosa più importante da fare al momento sembra essere convincere la Germania ed altri paesi a consentire che il fondo Efsf prosegua il suo compito di sostegno ai paesi in difficoltà.