Gli americani camminano a testa bassa e spendono meno. Ma per un’economia in piena recessione, non potrebbe esserci un momento meno opportuno. E’ quello che gli economisti chiamano il “paradosso della parsimonia”. Cio’ che e’ “bene” per gli individui – spendere meno e risparmiare di piu’ – e’ un male per l’economia, soprattuto quando tutti si comportano in questo modo.
Venerdi’ scorso il governo Usa ha annunciato che il tasso di risparmio degli statunitensi e’ balzato del 2.9% negli ultimi tre mesi del 2008. Si tratta di un netto incremento rispetto all’1.2% del terzo trimestre e a fronte dei livelli di un anno fa, quando era sceso sotto l’1%.
Oggi il Dipartimento del Commercio ha annunciato che le spese al consumo sono scese per il sesto mese consecutivo, scivolando dell’1% a dicembre. A comprottere le spese sono in particolare i timori di ulteriori tagli alla forza lavoro. Il dato si confronta con lo 0.9% atteso dagli economisti.
Come un’altalena, quando il tasso di risparmio sale, le spese scendono. Quest’ultimo rappresenta oltre due terzi dell’attivita’ economica statunitense (circa il 70%). Quando i consumatori si rifiutano di spendere, le societa’ guadagnano meno e il numero di licenziamenti aumenta, la gente lesina sempre di piu’ e la recessione si intensifica. E’ un ciclo vizioso.
Questa spirale al ribasso sta devastando le industrie retail e manifatturiera. Per anni i negozi hanno fatto incassi da record, con le vendite di beni di lusso, televisori, arredamento da cucina e vestiti. Ma improvvisamente e’ tornata di moda la parsimonia.
Grace Case, 38 anni di Syracuse, N.Y., si autodefinisce una ex dipendente dal credito. Per 13 anni ha acquistato di tutto: macchine, vestiti, vacanze, materiale di ricambio. Pagava tutto con la carta di credito, con la quale sosteneva le spese per lei e la sua famiglia, formata da suo marito e i suoi due figli.
Ma dopo essere stata licenziata dal suo posto di assistente 2 anni e mezzo fa, ha trovato un lavoro che ha ridotto il suo salario a 40 mila dollari da 60 mila. Ora la famiglia Case e’ dedita al risparmio. Coltivano le loro verdure in giardino, utilizzano auto usate e carte telefoniche prepagate. Da due anni Case non usa una carta di credito. E sta risparmiano sempre di piu’.
“E’ veramente una sensazione liberatoria”, racconta. “Se vuoi qualcosa, devi avere i soldi per comprarla”. Molti economisti ritengono che il tasso di risparmio proseguira’ la sua inarrestabile corsa, forse fino a superare il 6%.
Ma dove finiscono tutti questi soldi? In fondi di risparmio? In operazioni di riduzione del debito? Nessuno lo sa dire con certezza. Ma Robert Frank, economista della Cornell University, sostiene che non ha molta importanza. “Ai fini economici, risparmiare e risarcire un debito sono la stessa cosa”, ha detto, aggiungendo: “Contrarre un debito equivale ad un risparmio negativo: ripagare un debito e’ come risparmiare”.
L’effetto e’ stato brutale. La crescita economica e’ crollata al -3.8% tendenziale nell’ultimo trimestre del 2008, il peggiore risultato in 26 anni. La ragione principale e’ da cercare alla voce spese, con i consumi che sono calati per il secondo trimestre consecutivo, un evento che non si verificva dal 1990-91.
Gli analisti ritengono che i tempi duri persisteranno per tutto il 2009, con i consumatori che, schiacciati nella morsa dei tagli al personale e del credit crunch, rimanderanno gli acquisti di macchine e altri beni di lusso.
Ma per altri esperti i consumatori sono rimasti cosi’ sconvolti dalla crisi, che ha cambiato in peggio il loro stile di vita, che prima di rivedere le spese massicce di una volto potrebbero volerci anni, o forse addirittura non si vedranno mai piu’. “La gente non sta risparmiando, sta costruendo dei bunker per difendersi dalla bomba finanziaria”, dice Mark Stevens, gestore di una societa’ di consulenza, MSCO, a Rye Brook, N.Y.
“La generazione della Grande Depressione e’ stata molto conservatrice nelle spese, e aggressiva nei risparmi”, sottolinea Scott Hoyt, senior director of consumer economics di Moody’s Economy.com. “Penso che avremo una serie di consumatori che si muoveranno in quella direzione, perche’ non hanno piu’ molta fiducia nei loro asset”.
Fonte: MarketWatch